FESTIVITA'
Capitolo 1: SPIRITI DEI NATALI PASSATI
Video introduttivo del capitolo
Primo gruppo di ricordi – TREGUA DI NATALE
L’inverno stringe d’assedi questa grande guerra e noi non possiamo far altro che rintanarci nei nostri cappotti e nelle nostre trincee, lasciando che i nostri pensieri vaghino lontano da tutta questa sofferenza. Sarà una stagione lunga, crudele e, per quelli di noi che sopravvivranno, ce ne saranno altre prima della fine di questo conflitto.
Ricordo 1 – SANGUE E CANCRENA |
|
È la vigilia di Natale e qui nelle trincee stiamo morendo come mosche. Faccio del mio meglio per assistere questi uomini, ma non sono un guaritore. Tutt'al più sono un palliativo finché non vengono portati via dal campo di battaglia o vi vengono sepolti.
Un altro proiettile esplode vicino, inondandoci di terra gelata. Tengo le mani ferme mentre suturo la guancia squarciata di un soldato. Nessuno mi chiama; spero che il colpo sia andato a vuoto.
Gibbons si accovaccia contro il muro. Si toglie lo stivale e mi mostra ciò che rimane del suo piede. Sta andando in cancrena. Se è fortunato, perderà solo le dita. Ma non confido troppo nella fortuna di queste tempi. Gli dico di rimettersi lo stivale. Di tenerlo asciutto.
Un uomo appare da sopra la trincea. Buckley. Porta Crawson sulle spalle. Cerco di aiutarli a scendere, ma il fuoco nemico li investe! I due mi crollano addosso. Buckley rimane con gli occhi sgranati, la bocca spalancata. Morto.
Crawson fatica a respirare e ha un'ammaccatura sull'elmetto. Glielo rimuovo con cura, ma non appena lo faccio il sangue gli cola a fiotti sul viso. Il suo corpo si contrae in violenti spasmi.
Salgo sulla scaletta e getto uno sguardo al campo di battaglia. È cosparso di corpi dei miei commilitoni. Li scruto uno a uno. Non c'è nulla che io possa fare per loro.
L'artiglieria nemica cessa il fuoco. Ben presto, anche la nostra fa lo stesso. Sentiamo dei canti in lontananza. Abbiamo perso?
|
Ricordo 2 – NOTTE SILENZIOSA (Silent Night) |
| L'allegro canto che proviene dalle linee nemiche si fa più forte, ma non è una provocazione. Vogliono farci abbassare la guardia, forse? No, cantano nella nostra direzione, per farci sentire le loro voci. Che la guerra sia finita?
Il nostro comandante trasmette un messaggio in codice alla base chiedendo istruzioni. Otteniamo risposta… PSO. Procedere secondo gli ordini.
I ragazzi ricaricano le armi e si preparano al prossimo assalto, ma poi alcuni di loro iniziano a cantare. Canti natalizi, ovviamente!
Le nostre vedette escono allo scoperto. Ci aspettiamo una reazione da parte del nemico, che però non arriva.
I tedeschi hanno decorato il filo spinato con scampoli di stoffa colorata. Hanno acceso delle candele e ornato gli alberi attorno al loro campo con decorazioni improvvisate.
Alcuni dei fanti nemici hanno iniziato a camminare nella terra di nessuno, le mani alzate, cantando con vigore. Non portano armi.
Con le mani ancora sporche del sangue di Crawson, seguo gli uomini della compagnia sul campo per controllare di persona. È vero! Pare che i tedeschi propongano una tregua. Smitts suggerisce che dovremmo approfittarne finché sono distratti. Alcuni dei ragazzi gli rispondono a male parole.
|
Ricordo 3 – TUTTO TACE (All is calm) |
| I tedeschi arrivano portando dei doni. Per lo più cose che possono rimpiazzare, come stemmi e bottoni. Il loro inglese è stentato quanto il nostro tedesco, ma sono nervosi. Si rendono conto del rischio che corrono e non sanno bene come reagiremo.
Torniamo alle nostre postazioni per cercare dei regali per i soldati tedeschi. Tiro fuori dallo zaino un libro e alcune caramelle che ho portato da Londra.
Sorprendo Smitts a tagliare i bottoni dai cadaveri dei nostri caduti. Lo rimprovero e lui se ne scappa come un insetto spaventato.
Torno sul campo, dove le linee sono ormai scomparse. Le truppe inglesi e tedesche si sono fuse in un unico schieramento, come se fossimo tutti vittime della stessa orribile guerra.
I tedeschi cercano di insegnare a un paio dei nostri soldati una delle loro canzoni. Quando i nostri la ripetono, sembra un'orribile parodia. I tedeschi non si offendono, percepiscono le loro buone intenzioni.
Regalo il mio libro, un saggio sul Rinascimento italiano, a un medico nemico. Ammira la mia uniforme e mettiamo a confronto alcuni dei nostri strumenti. Nota il sangue sulle mie mani e si acciglia.
Porgo le nostre caramelle ai soldati tedeschi. Fanno finta di brindare alla mia salute prima di mangiarle, e non posso fare a meno di ridere. Vorrei che fossero caramelle migliori. Entrambi gli schieramenti iniziano a passarsi una palla fatta di stracci in una competizione amichevole.
|
Ricordo 4 – SCAMBIO |
| Un generale tedesco si fa largo sul campo. Conosco quell'uomo! È Erich Albert, un alto ufficiale, ritenuto un genio militare. All'inizio sembra imbarazzato, ma ben presto si rilassa, unendosi ai suoi uomini nei festeggiamenti.
Albert mi si avvicina. Nota la mia uniforme e mi fa cenno di seguirlo. Chiede al suo medico di fare altrettanto.
Tutti e tre ci addentriamo nel campo nemico. Le urla di dolore mi investono ben prima di arrivare a destinazione e so già che cosa mi verrà chiesto.
Nella trincea nemica, un soldato tedesco si contorce, ha diverse ferite da proiettile al torso. È ridotto male. Il medico tedesco balbetta qualcosa in inglese. "Per favore", mi chiede, e accenna al ferito. Annuisco. Ha bisogno che lo assista.
Il soldato ferito ha perso conoscenza, benché il nostro rozzo intervento chirurgico abbia avuto successo. Siamo riusciti a estrargli tutti i proiettili dal corpo e a suturare le ferite, ma non sono sicuro che sopravvivrà. Albert, compiaciuto, mi dà una pacca sulla spalla.
L'altro medico torna ai bizzarri festeggiamenti in corso. Albert fa per stringermi la mano e si accorge che sto osservando il suo anello. È un cerchio bianco con una croce rossa incastonata al centro.
Albert si stringe nelle spalle e si sfila l'anello dal dito, offrendomelo. Anch'io faccio spallucce e alzo la mano per mostrargli che non ho anelli da scambiare. Ha un sussulto quando nota la bruciatura circolare attorno al mio anulare. Uno sguardo di panico quando la lama celata scatta fuori dalla mia manica...
|
Secondo gruppo (segreto) di ricordi – RINEGOZIATO
Sei giorni fa la sonda Mars Express ha lanciato il Beagle 2 sul pianeta rossa. 66 milioni di sterline investiti in strumentazioni, 3 anni di intense ricerche e costruzione, e adesso… aspettiamo di sapere se quel maledetto affare è sopravvissuto all’atterraggio.
Ricordo 5 – ATTESA |
|
La folla che si accalca fuori dal centro di lancio m'innervosisce. Più sono gli occhi puntati, più difficile diventa il mio lavoro. Per fortuna, molti si preoccupano più delle festività che dell'atterraggio, compresi alcuni ingegneri che hanno lavorato sodo per questa missione.
I miei colleghi iniziano a dar segni di nervosismo. Litigano su rotte e dati, come se avessero ancora il controllo sul successo di questa missione. Si lamentano dei "turisti" ammassati all'esterno.
Il chiasso attorno al centro di controllo s'intensifica, in un crescendo di toni sempre più accesi.
Matthew e June staranno scartando i loro regali in questo esatto momento, probabilmente ancora in pigiama. Dovrei smetterla di perdermi i momenti importanti della loro vita, ma oggi devo stare qui.
Sto lavorando su una linea temporale leggermente diversa dai miei colleghi. Un passo avanti rispetto a loro. Preparo i miei sistemi per il segnale.
Stanno ancora discutendo del Ghoul Galattico, la maledizione di Marte. Si è inghiottito un'altra sonda. In un certo senso, sono stata io a dargliela in pasto.
Il Mars Express conferma il segnale, ma i miei compagni non se ne accorgono! L'ho colto al volo, ho deviato la conferma su una sola macchina, la mia. Il com-link, i nuovi codici di controllo… li porterò via con me. Spiacente, belli.
|
Ricordo 6 – PASSO FELPATO |
|
È fatta. Il computer è nella borsa, i sistemi nella norma e, cosa fondamentale, nessuno sospetta di nulla. Il cagnolino ha una nuova padrona, e lei deve fargli fare una passeggiata.
"Va bene, ragazzi, fate la guardia anche per me. "Mamma Natale" deve tornare a casa dai bambini. Può darsi che il Beagle stia ancora sognando. Sono sicura che si sveglierà presto."
La squadra è delusa nel vedermi andare via, del resto mi prendono sempre in giro per le mille foto dei bambini che ho appeso nella mia postazione. Sono comprensivi… o almeno credono di esserlo.
Apro la porta della sala di controllo e la gente che festeggia mi si fa attorno per scrutare il mio viso. Nascondi. Nascondi. Ecco, brava, un bel sorriso. Pensano che abbia buone notizie. Dico loro che per ora va tutto bene, ma che stiamo ancora aspettando. Le loro chiassose conversazioni riprendono subito.
Il cuore mi batte forte mentre supero il varco di sicurezza. Non ce n'è motivo. Passo quotidianamente con il portatile nella borsa. Wally mi saluta con la consueta cordialità e mi augura buon Natale. Ricambio gli auguri.
Ancora pochi passi all'interno del parcheggio e sarò fuori di qui una volta per tutte. No. Wally! Perché mi stai seguendo?
"Aspetta, Vanessa! Hai dimenticato di timbrare il cartellino d'uscita. Posso farlo io al posto tuo, basta solo che mi firmi questo." Appongo la firma e gli strizzo l'occhio. Arrossisce. Mi mancherà tutto questo.
|
Ricordo 7 – STRENNE |
| Siedo in un caffè dall'aria pittoresca in attesa del mio contatto. Si chiama Robert Getas, è un imprenditore americano. Cinque anni fa mi ha chiesto di lavorare per lui e mi ha offerto un mucchio di soldi. Non l'ho mai incontrato, ma ho svolto il mio compito. Pensa di cambiare il mondo.
Non è vecchio, ma nemmeno giovane. Non è né bello né brutto. Altezza media, corporatura normale. Nessun segno particolare. Non è facile individuarlo, ma ci provo lo stesso.
I miei occhi si posano su di lui e subito scivolano via. Di colpo capisco il mio errore e torno a guardarlo: mi sorride. Indossa un vestito grigio anonimo quanto i suoi occhiali: cammina verso di me e mi porge la mano.
"Robert!", lo saluto ricambiando la stretta.
"Chiamami Rob. Direi che siamo colleghi da diverso tempo, non trovi?"
Gli chiedo quando riceverò il mio compenso. Mi dice che è già stato accreditato sul conto che gli ho indicato. Ci vorrà un po' per entrarne in possesso, il che è normale: le banche si insospettiscono quando si tratta di grosse somme di denaro, ma lui sistemerà tutto.
"Quindi è davvero lassù?", mi chiede. "Cosa sta facendo? Sta scavando?"
Gli rispondo che è così, che sta prelevando campioni di terreno e che a breve si attiverà la sonda. Aggiungo che non mi ha mai spiegato a che cosa gli servirà Beagle 2. Annuisce. Gli porgo il computer: ho rispettato i patti.
|
Ricordo 8 – LAPSUS LINGUAE |
|
Rob mi segue fuori dal locale e prima di separarci gli dico che c'è qualcosa di ironico: io, che stando a mia madre sono una discendente di Darwin, ho venduto il progetto Beagle! Rob mi guarda fisso.
Mi propone un nuovo accordo: vuole che lavori per lui nel suo ufficio e il suo tono non ammette repliche.
Insospettita, mi allontano da lui. Gli rispondo che negli ultimi cinque anni è sempre stato chiaro che non avremmo mai più lavorato insieme. Perché dovremmo, visto che l'obiettivo è raggiunto?
Non capisco dove voglia andare a parare e non mi piace la situazione in cui mi trovo. Non voglio irritarlo, dal momento che non sono ancora in possesso del denaro, ma qualcosa nei suoi occhi mi spaventa!
Mi dice che il denaro va e viene, ma che insieme potremmo scrivere la storia. Mi propone di partire con lui per conoscere i suoi laboratori. Gli chiedo perché abbia tanta fretta.
Annuisce, ma non sembra rivolgersi a me. Arretro e di colpo vado a sbattere contro un uomo enorme!
Il gigante mi copre il volto con un fazzoletto! Non riesco a re...
|
Terzo gruppo di ricordi – RESTAURAZIONE
Si sono opposti alla monarchia e ci hanno dichiarato guerra. Hanno persino bandito le festività natalizie. E quel che è peggio, hanno decapitato mio padre, il re. Dopo anni di esilio, rieccomi a casa. Sono pronto a reclamare ciò che è mio.
Ricordo 9 – LA GUERRA DEL RE |
|
Gli uomini sono esausti dopo la lunga marcia, ma nessuno si lamenta. Li guardo pieno d'orgoglio. Siamo pronti ad affrontare i Roundheads. Presto prenderò il posto che mi spetta!
Molti dei miei soldati sono Highlanders temprati dalle battaglie, ma i realisti gallesi e i presbiteriani del Gloucestershire saranno i benvenuti fra le nostre file. Si sono battuti con valore sotto lo stendardo di mio padre. Sono lieto di averli al mio fianco.
La battaglia ha inizio. Siamo in netta inferiorità numerica, ma i miei uomini lottano per ogni singolo cespuglio attorno alla città! Tuttavia le truppe di Cromwell dilagano, ci costringono alla ritirata!
Invio due sortite a rallentare l'avanzata dei parlamentaristi a est. Guido i miei uomini all'assalto di Red Hill, pensando a mio padre. Le loro grida sorreggono il mio spirito.
È dura combattere con questo caldo, ma i Roundheads ripiegano e noi li teniamo a bada. Incredibile. Cromwell invia altre truppe! Quanti rinforzi è riuscito a radunare quella canaglia? La nostra ritirata si trasforma in una rotta. Ci rifugiamo all'interno della città.
Maledetto caldo! Inizio a togliermi la corazza e un Highlander corre in mio aiuto. Le sue ferite indicano che ha combattuto duramente. Gli sorrido e lui fa altrettanto, segno che ancora non ha perduto la speranza. Trovo una nuova cavalcatura, ma non riesco a radunare gli uomini. Non ci sarà vittoria oggi.
"Salvate il re!". Riconosco la voce e incrocio lo sguardo di chi ha gridato, il conte di Cleveland. Mi fa un cenno di saluto e si catapulta lungo High Street, guidando una disperata carica di cavalleria. È l'unica opportunità che ci rimane. Scappiamo attraverso St. Martin's Gate.
|
Ricordo 10 – LA FUGA DEL RE |
|
Siamo lontani da Worcester, ma il nostro viaggio è solo all'inizio. I nobili che mi hanno aiutato a fuggire rimangono leali, sono disposti a morire pur di salvare il loro re. Sarà meglio ch'io viaggi solo con un pugno di fedelissimi. Mi lascio alle spalle la maggior parte degli uomini. Possa Dio vegliare su di loro!
I Roundheads hanno liberato i loro segugi. Sono sulle nostre tracce. Ci dirigiamo verso Stourbridge, ma è presidiato da truppe dei parlamentaristi. Cerchiamo percorsi più sicuri. Sono fortunato a trovare alleati fidati lungo il tragitto.
Mi sono fatto tagliare i capelli, ma non oso guardarmi allo specchio. Devo sembrare un idiota, così conciato da Roundhead. Gli abiti che m'hanno dato sono rozzi ma comodi. Adesso sembro un cittadino qualunque.
Per fortuna piove tutto il giorno, il che ostacola le ricerche dei Roundheads. Ma la buona sorte ha un prezzo. Ho bisogno di abiti asciutti! Sono grato del calore e del cibo dopo una giornata passata nei boschi.
Ci nascondiamo sulla quercia più grande vicino a Boscobel House. Non temo i nemici, ma l'altezza mi dà il capogiro. Attraverso il fitto fogliame scorgo sotto di noi gli uomini di Cromwell. Sono tentato di tirar loro delle ghiande.
Il mio cavallo ha perso un ferro. Vestito come un servo, lo porto dal maniscalco. Mi informa compiaciuto che gli scozzesi sono stati sconfitti, ma che quel furfante di Carlo Stuart non è stato ancora catturato. Ridendo gli dico che Carlo andrebbe impiccato assieme a tutti quei porci realisti!
Il capitano di una nave carboniera chiamata "Surprise" accetta di portarmi in Francia. Quando capisce chi sono pretende altro denaro. Non lo biasimo: il valore, come la fortuna, ha un prezzo. Abbandono la costa inglese, sconfitto ma fiducioso.
|
Ricordo 11 – L’ESILIO DEL RE |
|
Siano maledetti Cromwell e i suoi lacchè. Sono in esilio. Di nuovo. Ricevo missive che recano uno strano sigillo. Non conosco il nome del loro autore, giacché non rivela la propria identità. Nondimeno, pare che io mantenga alleati influenti a Londra.
Mio signore,
benché la situazione appaia disperata, c'è ancora speranza. So per certo e posso assicurarVi che i Vostri fedeli servitori avranno presto i mezzi per controllare il Parlamento.
Mio signore,
terribili notizie! L'usurpatore è stato nominato Lord Protettore del Commonwealth. La nostra causa, tuttavia, non è perduta, giacché in molti darebbero volentieri la vita per il Vostro ritorno.
Mio signore,
ci sono voluti esattamente sette anni, ma l'usurpatore è morto. È solo questione di tempo prima che il parlamento Vi riconosca come legittimo sovrano. Siate paziente.
Mio signore,
il figlio e successore dell'usurpatore è debole e incapace, ma dobbiamo essere cauti. Egli abdicherà entro un mese. Avete la mia parola.
Mio signore,
è con grande orgoglio e gioia ancor maggiore che Vi scrivo questa lettera. Il generale Monck ha assunto il controllo di Londra. Vi scriverà presto. Io, Vostro umile servitore, Vi invito a tener conto dei suoi consigli.
Il buon generale mi ha dato consigli preziosi. Garantirò l'amnistia ai nemici di mio padre, purché mi riconoscano come loro legittimo sovrano. Magnifiche notizie! Il Parlamento mi ha proclamato re! Devo offrire la mia gratitudine al misterioso benefattore.
|
Ricordo 12 – IL RITORNO DEL RE |
|
Sono stato richiamato in Inghilterra per ricevere la corona che mi spetta. Devo preparare il mio ritorno. Sono molte le cose che dovrò fare una volta lì. Molti i torti a cui riparare.
Il vento è forte e il sole risplende. Respiro a fondo e lancio un'ultima occhiata a Breda. È stata la mia casa per molti anni. Salendo a bordo della nave, il capitano mi dice che il viaggio si preannuncia tranquillo. Sorrido, sapendo che dice il vero.
Diverse navi si uniscono alla nostra flotta mentre ci avviciniamo a Dover. Gli uomini acclamano il mio ritorno, sparano colpi di cannone, ma la mia mente è altrove. Dopo tanti anni in esilio, non vedo l'ora di mettere piede sul suolo inglese.
Finalmente entro a Londra, proprio nel giorno del mio compleanno. Uomini, donne e bambini gioiscono per le strade. I soldati faticano a mantenere l'ordine, ma sono ben addestrati e questa è un'occasione lieta. Questo giorno passerà alla storia.
Oggi restituisco al popolo il diritto di celebrare il Natale: vengo acclamato! Questa è la stessa gente che reagì con sommosse quando la festività le fu negata. La stessa gente che ha sofferto sotto il governo dei Puritani in mia assenza. Ma ora è finita.
Mi sento a disagio con questi abiti lunghi e pesanti, ma è nulla in confronto a quando mi feci accorciare le chiome. Benché sia stato re per anni, questa è la corona che mi fu rubata. Questa è la corona che bramavo. La corona di mio padre!
Vedo un uomo confabulare col generale Monck. Tiene in mano una sorta di sfera avvolta in un panno pesante. M'incuriosisce, ma ora debbo chinare il capo per ricevere la corona. Stranamente, risulta più leggera di quanto pensassi. Come il mio cuore in questo momento.
|
Quarto gruppo (segreto) di ricordi - \sez_livello_04\non classificato\
Ho un regalo di Natale per te. Auguri! – Erudito
Ricordo 13 – FILIPPI, MACEDONIA |
|
Circondiamo il corpo di Bruto, piangendo la morte di uno dei più strenui difensori di Roma, che si è tolto la vita. Marco Antonio ha inviato un sudario di tessuto pregiato in cui avvolgerlo. Che gesto vile: è stato lui a destinarci a morte certa rifiutandosi di affrontare Ottaviano.
Fingiamo di accettare il dono di Antonio, ma in realtà avvolgiamo il cadavere nella sindone di cui siamo in possesso e poi ci allontaniamo. Non l'abbiamo mai fatto prima d'ora, tra noi serpeggia la paura.
Un movimento! Solleviamo un lembo della sindone e vediamo che Bruto ha aperto gli occhi! Solleva le braccia e afferra l'aria con le dita, come se volesse far rientrare l'anima nel corpo!
Non respira e non parla. Giace immobile, senza nemmeno battere le palpebre. Il suo corpo è freddo e non reagisce quando lo tocchiamo.
Qualunque sia il potere di questo manufatto, non è riuscito a riportarci nostro fratello. Gli chiudiamo di nuovo gli occhi: è come se non si fosse mai mosso. Alcuni di noi piangono la sua seconda morte.
Liberiamo il suo corpo dalla sindone e la riponiamo in una semplice scatola di legno. Avvolgiamo Bruto nel sudario donato da Antonio. Perdonaci, fratello.
Hanno saccheggiato Roma, e noi con lei, ma non è il momento di reagire. Dobbiamo raccogliere le forze e prepararci ad affrontare ciò che ci aspetta.
|
Ricordo 14 – MONTERIGGIONI, ITALIA |
|
La leggendaria Sindone è miracolosamente giunta nelle nostri mani: l'abbiamo sottratta ai Templari in Francia. Preferirei non guardarla, ma al contempo devo essere io a esaminarla. Incontro i miei fratelli alla Villa.
I miei fratelli sostengono che il proprietario della Sindone, Geoffroi de Charny, non si sia accorto di nulla. Abbiamo pagato una fortuna per sostituire la Sindone con una copia identica. Per cancellare questa macchia dalla storia.
Avverto qualcosa, proprio nel momento in cui viene estratta dalla sua scatola... Il male! Con la gola stretta dalla nausea, inizio a prendere appunti.
Sulla Sindone si distingue chiaramente la forma di un uomo, steso con le braccia lungo il corpo e le mani in grembo. Secondo i documenti della Chiesa, il viso ha mutato aspetto nei secoli. Più uomini? E in tal caso, chi? Ci sono chiari segni di tortura.
Il tessuto è ingiallito, logorato dal tempo. Le macchie di sangue sono evidenti, il che è logico vista l'entità delle ferite.
Lieti di esserci impadroniti di ciò a cui miravamo, riponiamo la Sindone nel suo contenitore. Nella mia mente risuonano strane parole. Qualcuno potrebbe prenderle per spiriti, ma su di me fungono solo da sprone: devo portare a termine il mio compito.
Non esiste posto migliore della nostra città fortificata per nascondere quel terribile manufatto. Lo seppelliremo profondamente e appronteremo misure per tenerlo celato. Bruceremo i documenti della Chiesa e accuseremo i prelati di frode. Chi mai potrebbe conoscerne l'orrendo potere meglio di chi l'ha creato?
|
Ricordo 15 – MILANO, ITALIA |
|
Tutto questo è pazzesco! Cosa ho fatto di male? Mi hanno mandato a caccia in una zona di guerra a rischiare la pelle sotto il fuoco amico. E per cosa? Esiste una minima possibilità che sia il vero manufatto? Forse sì, chissà... Sono quasi vent'anni che cerco, ormai dubito che esista.
Cammino a testa bassa anche se indosso abiti civili. La borsa piena di denaro che porto con me è come una palla al piede: questa gente muore di fame, non ci penserebbe due volte a rubarmela se solo qualcuno intuisse di cosa si tratta.
Cerco il ristorante che mi hanno indicato, sperando sia ancora in piedi. Devo incontrare uno dei baguttiani, gruppo di intellettuali dediti all'ozio, che trascorrono intere giornate a riflettere sull'importanza del loro oziare.
Il posto sembra vuoto, ma la porta non è serrata. Dentro c'è un uomo che mi aspetta. È nervoso, e ne ha motivo. Ho estratto la pistola. Non sono uno sprovveduto.
Per tutta risposta mi indica una scatola di legno poggiata su una panca. A vederla non sembra nulla di che. Sistemo la borsa sul tavolo accanto, con la pistola sempre pronta.
Sollevo la scatola e sbircio all'interno. Si intravede del tessuto, ne esce un odore di muffa. Qualunque cosa sia, è sudicia. Per quanto ne so, potrebbero essere le mutande luride di questo tizio.
Faccio oscillare la targhetta di riconoscimento appesa al mio collo e la vedo vibrare quando la accosto alla scatola. Guardo l'uomo e lui annuisce. Attendo qualche secondo, magari è l'onda d'urto di qualche bomba caduta qui vicina. L'oscillazione non cessa. Mi venisse un colpo...
|
|