ROMA
Capitolo 4: GIOVANNI BORGIA
Protagonista: Giovanni Borgia
Ambientazione: Messico
Periodo storico: 1520 d.C.
Video introduttivo del capitolo: "Ci prepariamo per la sincronizzazione. Sappi che stiamo avendo un piccolo problema di sistema che potrebbe causarti un ronzio sottile nelle orecchie. Dovrebbe passare, una volta entrato nel ricordo. Il nuovo mondo fu saccheggiato nel XV secolo. Gli esploratori divennero conquistatori. La Noche Triste, o la Notte dei Dolori, fu una rivolta sanguinosa tra gli Aztechi ed i conquistadores spagnoli. Lo stesso Hernan Cortes fu cacciato da Tenochtitlan. I rapporti in prima persona del massacro presentano prospettive opposte. Trova la verità."
Primo gruppo di ricordi – LUNGIMIRANZA
La caccia continua. Dobbiamo trovare i manufatti del passato e studiarli. La Confraternita ha intessuto reti, stretto accordi e mi ha trovato un posto a bordo della nave di Hernàn Cortés diretta verso il Nuovo Mondo. Verso il Messico.
Ricordo 1 – CALCOLI |
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Gli spagnoli mi conoscono come Botello, soldato e studioso. Ho lavorato molto per perfezionare il mio accento e il mio modo di vestire. Mi credono uno di loro. Il mio compito è redigere una cronaca delle loro avventure, sebbene spesso debba omettere alcuni fatti per ragioni di opportunità.
Studio mappe e carte, ogni tanto osservo la posizione delle stelle in cerca di conferme. Sono certo che questa sia la rotta giusta!
Adopero strumenti che stupiscono la ciurma, lenti e astrolabi frutto di conoscenze nuove per questi uomini.
A bordo si vocifera che io sia un astrologo, un mago. Pensano che porterò loro fortuna durante il viaggio, quindi non chiarisco l'equivoco.
Ho visto molte cose, eppure il mare che si estende a perdita d'occhio ancora mi stupisce. Cosa nascondono i suoi abissi? Relitti? Città perdute? Risposte?
Durante il viaggio tengo un diario, in cui annoto scrupolosamente rotte e punti di riferimento. Utilizzo un codice, perciò agli occhi di un qualsiasi studioso si tratta di note senza senso, banali. Ma agli occhi di un fratello rivelerebbero ben altro.
Ben presto raggiungiamo la spiaggia. Il mio cuore palpita! Ho studiato a lungo questi reperti, i Frutti dell'Eden, e in rare occasioni ne ho persino tenuto uno in mano. Ho passato la mia vita elaborando teorie e realizzando mappe, ma finora non avevo mai avuto l'opportunità di cercarne uno.
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Ricordo 2 – NEL PIENO DELL’AZIONE |
| Siamo sbarcati! Quando ci avvicineremo alla capitale azteca, Tenochtitlan, saremo in netta inferiorità numerica. Se ci attaccassero non avremmo possibilità. Per fortuna abbiamo validi alleati che ci aiuteranno a negoziare.
Cortés è in buoni rapporti con una schiava nahua di nome Malinalli. Sebbene non parli lo spagnolo, padroneggia molte delle lingue locali. È la nostra portavoce, anche se a dire il vero possiamo solo supporre ciò che dice.
I nativi parlano di uomini barbuti, il che significa stranieri come noi, che vivono presso i Maya a Chetumal. Dobbiamo assolutamente trovarli.
Grazie a Malinalli siamo stati accolti a Chetumal. Lì abbiamo trovato alcuni spagnoli! Gonzalo Guerrero e Gerónimo de Aguilar hanno fatto naufragio quasi dieci anni fa e da allora vivono con i Maya.
Malinalli e Aguilar comunicano fra loro in lingua maya, per la gioia di Cortés. La gente di Tenochtitlan parla il nahuatl, che Aguilar non conosce, ma Malinalli può tradurre in lingua maya. Quindi Aguilar riferirà tutto quanto in spagnolo. Ci saranno alcune incomprensioni, ma funzionerà!
Siamo troppo pochi per entrare a Tenochtitlan. Ci occorre l'aiuto degli Tlaxcaltechi, un popolo indigeno che non è mai stato sottomesso dagli Aztechi.
Cortés, per bocca di Aguilar e Malinalli, ha promesso molto ai Tlaxcaltechi. Sospetto che gli spagnoli intendano servirsi di loro per sconfiggere gli Aztechi. Benché il manufatto non rientri certo nei loro piani, devo impedire che i conquistadores lo trovino. Si tratta di una priorità assoluta.
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Ricordo 3 – DIO DEL SOLE |
| La vista di Tenochtitlan mi lascia senza fiato! Non immaginavo che questa civiltà potesse essere così progredita. La capitale è vasta, attraversata da canali pieni di barche e ricca di templi enormi che sembrano elevarsi fino al cielo.
Questa città ospiterà almeno 100.000 persone. Anzi, che dico, più del doppio! Se ci attaccassero non avremmo scampo. Osservo gli spagnoli. Le loro armi e armature iniziano a spaventarmi. Possibile che gli Aztechi non intuiscano le loro intenzioni?
Gli Aztechi mandano degli ambasciatori a incontrarci. Parlano con le nostre guide tlaxcalteche. Discutono, i toni si alzano, l'atmosfera si surriscalda. Tengo la mano sull'elsa della spada!
Le due parti giungono a toni più miti. Malinalli traduce a beneficio di Aguilar: il sovrano di Tenochtitlan, Montezuma, vuole incontrarci. Un'occasione unica, dal momento che il re non si mostra mai in pubblico.
Mentre aspettiamo, Guerrero ha un'idea. Dobbiamo toglierci gli elmi e mandare avanti gli uomini dalla barba più folta. Dobbiamo convincerli che siamo dèi.
Montezuma fa la sua comparsa insieme a centinaia di nobili, divisi in due colonne. Sono scalzi e indossano uno strano costume. Il re sta al centro, con un nobile da ciascun lato. Cortés mi chiede di raccontare l'incontro nella mia cronaca.
Grazie ai nostri abili traduttori, il trucco funziona. Aguilar traduce le parole di Montezuma. "Siate i benvenuti! Avete patito sofferenze e fatica, ora finalmente siete giunti sulla terra. Riposatevi, entrate nel palazzo, recuperate le forze. O dèi, siate nostri ospiti."
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Secondo gruppo di ricordi – MASSACRO NEL TEMPIO
Montezuma ci ha invitato ad alloggiare nelle sue stanze. Alcuni pensano che stia solo fingendo, che stia cercando solo di farci abbassare la guardia, ma io avverto una nota sincera nella sua voce. Se anche non ci ritiene dèi, fa di tutto per crederci tali. Oggi è la festa di Toxcatl, è un giorno speciale.
Ricordo 4 – PRECETTI RELIGIOSI |
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Mentre cerco il manufatto, osservo i bizzarri costumi e i rituali degli Aztechi. Sono felici di donarmi disegni a tema religioso che raccontano le loro leggende. Non è facile capirne il significato, ma li inserisco nel mio diario.
Gli Aztechi hanno abbigliato un giovane uomo come se fosse un dio. Lui suona il flauto e distribuisce fiori. Lo venerano come una divinità, lo portano in trionfo per Tenochtitlan accompagnato da un corteo di splendide fanciulle.
L'uomo incarna il dio Tezcatlipoca, adornato di conchiglie e oro, come molti dei fedeli. I nobili aztechi indossano i loro meravigliosi gioielli in segno di festa. Negli occhi degli spagnoli sento vibrare la cupidigia, l'avidità più bieca.
Tezcatlipoca offre agli spagnoli una pipa di tabacco e li invita a fumare, a cantare, a ballare. Non avverte il loro disgusto.
Alcune donne sono abbigliate come dee. Mi seguono, incuriosite. Io le osservo con altrettanta curiosità. Ridono e arrossiscono.
Tezcatlipoca indica il mio diario. Vede che l'ho ritratto con addosso il suo strano costume. Ridiamo insieme.
La processione sale lentamente i gradoni del tempio. Tezcatlipoca ha una serie di flauti. A ogni gradone ne spezza uno. Oggi è un giorno di festa e mi chiedo se le storie che ho sentito siano vere. Non mi pare di trovarmi in mezzo a dei selvaggi.
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Ricordo 5 – TRA I RESTI |
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Non ho perso di vista il mio obiettivo. Ma tra tutti gli idoli e le statue di Tenochtitlan inizio a dubitare che troverò il manufatto. So solo che è qui, ma non sono in possesso di una descrizione e nessuno può guidarmi.
Tutti gli occhi sono puntati sulla cerimonia, quindi posso indagare indisturbato. Dubito che possa trattarsi di una pietra incisa o di una gemma, ma controllo lo stesso. L'arte azteca è sorprendente, ma non è elaborata come l'oggetto che cerco.
Fingendo di ammirare i loro costumi, controllo i gioielli indossati dai sacerdoti e dai nobili di Tenochtitlan. Che si tratti di una collana, di un ciondolo, di una corona? Non trovo nulla.
Attraverso i nostri traduttori chiedo alla gente se ci siano oggetti che parlano, che emettono suoni. Rispondono che gli dèi parlano attraverso ogni cosa, che mi è sufficiente ascoltare.
I templi sono edifici maestosi. Sono ricoperti da complessi disegni incisi che devono aver richiesto un notevole lavoro. Che ci sia qualcosa sepolto sotto? Se così fosse, sarebbe possibile accedervi?
Cerco una leva, un pannello da spingere, un enigma. Nulla.
Sono attirato dall'altare, decorato con l'immagine del dio serpente piumato, Quetzalcoatl. È circondato da teschi, alcuni di pietra scolpita, ma in gran parte umani. Scavo fra le ossa, ma non trovo nulla.
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Ricordo 6 – AVIDITA’ |
| Tezcatlipoca si avvicina all'altare. Gli spagnoli si fanno aggressivi quando intuiscono cosa sta per accadere. I sacerdoti sollevano un coltello di ossidiana. Che sia quello il manufatto? Un altro uomo, vestito anche lui da Tezcatlipoca, avanza: verrà sacrificato!
Gli spagnoli urlano il loro disgusto. Io zittisco i traduttori. Il rituale sarà anche abominevole, ma è la loro cerimonia! Per loro è sacra! Se interferiremo verremo uccisi.
Distendono l'uomo sull'altare. I danzatori si muovono freneticamente, rovesciano gli occhi all'indietro e cantano. La festa si è trasformata in un caos!
Gli spagnoli impugnano le armi! Cerco di convincerli a restare calmi, ma non sortisco alcun effetto.
Il sacrificio è brutale. Un sacerdote affonda il pugnale nel petto di Tezcatlipoca e ne estrae il cuore! Un altro scortica la pelle dell'uomo e la porge all'altro Tezcatlipoca, che ne strappa dei brandelli con cui si adorna.
Scarnificano il teschio dell'uomo e lo collocano sotto l'altare. Il sacerdote estrae un altro teschio, di cristallo, e lo mostra ai fedeli. Il manufatto! Sento la sua voce nella mia testa, flebile ma inconfondibile.
Gli spagnoli sono pronti ad attaccare! Alcuni sono inorriditi da ciò che hanno visto, altri prendono il sacrificio azteco come scusa per rubare il loro oro. Comunque vada a finire, devo ottenere il teschio!
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Ricordo 7 – L’IMPENSABILE |
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Gli spagnoli hanno iniziato a massacrare gli inermi nobili di Tenochtitlan! Avanzo verso il sacerdote, interdetto da quanto sta accadendo. Tiene ancora in mano il teschio. Gli spagnoli non l'hanno ancora visto: devo agire ora!
Gli Aztechi esitano. Forse si chiedono perché i loro dèi li stanno attaccando. Proprio oggi che stavano compiendo un sacrificio in loro onore! Penseranno che esigano il pagamento del debito...
Gli spagnoli strappano i gioielli dalle vittime, suscitando orrore negli Aztechi. Le loro convinzioni vacillano. Alcuni hanno il coraggio di reagire e attaccare, ma muoiono trafitti dalle spade!
Mi avvicino al sacerdote da dietro. Gli spagnoli non devono accorgersi del teschio! Con la lama celata trapasso la schiena dell'uomo. Afferro il teschio prima che cada a terra e lo nascondo sotto il mio mantello.
Esorto gli spagnoli a ritirarsi: gli Aztechi sono troppi! Sono tutti qui a Tenochtitlan, per la festa di Toxcatl. Siamo in inferiorità numerica, e di parecchie migliaia di uomini!
Molti dei nostri alleati Tlaxcaltechi muoiono sotto i colpi delle lance azteche! Gli spagnoli ordinano loro di coprire la nostra fuga.
Sebbene abbia trovato ciò che cercavo, non so come ce la caveremo. Gli spagnoli hanno catturato Montezuma e lo trascinano con noi: è prigioniero nel suo stesso palazzo! Eppure si scusa per le azioni del suo popolo. Provo vergogna.
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Terzo gruppo di ricordi – LA NOTTE TRISTE
Ci trinceriamo dentro al palazzo di Montezuma mentre le masse urlano inferocite. Per ora non entrano qui dentro, forse per qualche precetto religioso o forse perché il loro re è nelle nostre mani. A ogni modo, se resteremo qui, moriremo.
Ricordo 8 – MARIONETTA |
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Cortés ha deciso di costringere Montezuma a parlare al suo popolo. L'azteco mentirà loro per darci il tempo di rifugiarci a Tlaxcala. Il re non si schiera più con noi. Il suo cuore è colmo di dolore, è convinto che sia sua la colpa della disgrazia che ha colpito il suo popolo.
Montezuma avanza sul balcone in cima al suo palazzo. La folla tace di colpo.
Parla con passione, sento la sofferenza nella sua voce. I traduttori riferiscono le sue parole senza mostrare emozione.
Ci definisce dèi, sebbene non ci creda nemmeno lui. Dice che le violenze nel giorno della festa sono state una prova di fede. La sua gente lo sbeffeggia!
Chiede a tutti di tornare alle proprie case. Che tra qualche giorno parlerà ancora per comunicare la volontà degli dèi. La folla sta dando di nuovo sfogo alla violenza!
Il popolo scaglia pietre in aria, e una colpisce Montezuma al capo. Crolla a terra mentre il suo sangue tinge il pavimento del balcone! Gli Tlaxcaltechi lo riportano dentro.
Sono passati diversi giorni. Montezuma è morto. Gli uomini sono distrutti, in molti lo consideravano un amico. Cortés è rimasto molto colpito dalla sua morte. Cerco di rincuorare tutti quanti, dobbiamo andarcene di qui prima che sia troppo tardi.
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Ricordo 9 – SOPRAFFATTI |
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La gente di Tenochtitlan ha rimosso i ponti sui canali. Non ci incalzano, attendono con pazienza il momento in cui usciremo. Sanno che non possiamo scappare, ma dobbiamo provarci. Gli spagnoli preparano una sortita per lasciare la città.
Vedo molti soldati caricarsi dell'oro rubato agli Aztechi. Stolti. Quel peso li rallenterà, verranno uccisi. Io porto con me solo il teschio.
Continuo a pensare al manufatto, al suo potere. Forse potrebbe aiutarmi a fuggire, ma non saprei come usarlo. Mi chiedo se ho preso davvero il manufatto giusto, ma sento che è così!
Cortés sgrida i suoi uomini per la loro avidità, che ci ha quasi ucciso. Possono pentirsi, dice loro, ma prima devono sopravvivere. Molti di loro piangono.
Gli spagnoli hanno costruito un ponticello mobile per superare i canali. Non reggerà il peso di tutti, ma dobbiamo provarci.
Scivoliamo fuori nella notte. A Tenochtitlan tutto tace.
I sorrisi sul loro volto mi disgustano! Credono che ce ne andremo via così, dopo quei massacri, dopo quei furti. Credono davvero di aver ingannato gli Aztechi finché la prima freccia non si conficca nell'occhio di un capitano!
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Quarto gruppo (segreto) di ricordi – BOMBA ALCHEMICA
Pochi nella confraternita sono informati quanto me sui manufatti, ma Bombastus passa il tempo a studiarli mentre io viaggio in cerca di nuovi. E’ un uomo sgradevole, volgare e arrogante. Ha pochi amici, solo molti colleghi. Forse può aiutarmi a risolvere il mio mistero.
Ricordo (segreto) 10 – RELITTO D’UOMO |
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Sono giunto a Basilea per incontrare Bombastus. Ricopre una nuova carica in città, una carica importante. Dubito che la manterrà a lungo. Entro nel suo laboratorio e trovo uno squilibrato tutto preso a scarabocchiare sul pavimento. Non solleva lo sguardo, ma grida frasi prive di senso al mio passaggio.
"Tutto è tutto! Non esiste il niente!" urla.
"Io sono metallo e tu sei metallo, ma non dovremmo mischiarci con metalli simili!" Ho un fremito. I suoi pensieri confusi mi ricordano quelli che avevo da piccolo.
"Ti dico io come va a finire! Tutto quanto! Basta che me lo chiedi. Di grazia, chiedimelo! Codardo!"
"Consus?" domanda a un tratto. Gli intimo di ripetere quel che ha detto, ma si rifiuta. Lo tiro in piedi a forza e fisso i suoi occhi vacui. Lo scuoto e glielo chiedo di nuovo!
"Consenso," risponde infine. "Non do il mio consenso a questo! La mia mente è una coppa troppo piccola. Trabocca! Si crepa! Esplode!" Volta il capo e mi indica diverse piccole ferite. Che Bombastus abbia condotto esperimenti su questo povero diavolo?
Trovo Bombastus in una stanza sul retro intento a studiare una formula composta per metà da lettere e per metà da simboli. Gli chiedo spiegazioni sullo stato mentale del tizio nel suo laboratorio. Mi spiega che l'uomo ha semplicemente letto qualcosa che non doveva leggere. Che quelle ferite se l'è procurate da solo con le unghie.
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Ricordo (segreto) 11 – FRENOLOGIA |
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Estraggo il teschio dal mio bagaglio e Bombastus sgrana gli occhi! Allunga la mano per prenderlo. Non ci vedo nulla di male, perciò glielo porgo. Inizia col prendere misurazioni e tracciare schemi, sempre borbottando fra sé e sé.
"Che poteri ha? Ma è ovvio, perdonatemi… è per scoprirlo che siete venuto da me." dice. "Senza dubbio ho la risposta. Io ho tutte le risposte! Tuttavia… voi siete il solo a poter comunicare con questi oggetti." Tento di correggerlo, ma mi zittisce con un gesto.
Scuote il teschio con violenza. Picchietta sulla sua superficie. Lo passa sulla fiamma di una candela. Lo immerge in acqua. È perplesso quanto me. Solleva un sopracciglio.
"Siete convinto che sia questo?" Annuisco. "Pare morto. Forse prima era una testa di cristallo intera, con occhi di cristallo, naso di cristallo..." Ridiamo entrambi.
"Dovremmo immergerlo in sostanze chimiche. Provocare una reazione! Perché scuotete il capo?"
Ogni volta che Bombastus muove il teschio, avverto un dolore sordo nel mio.
"Forse va aperto!" dice. "Non temete, potrei avere la chiave che occorre." Estrae un tomo da uno scrigno su uno scaffale. Il libro è in buone condizioni, benché disadorno. "Se non volete che il vostro argento finisca sbilanciato quanto quello del povero Johan, vi consiglio di distogliere lo sguardo."
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Ricordo (segreto) 12 - LA PIETRA FILOSOFALE |
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Bombastus tiene le mani ai lati del viso mentre studia il libro, a mo' di paraocchi. "Non bisogna assorbire troppo in una volta, " mi spiega.
Nonostante l'avvertimento, lo sguardo mi cade sulla pagina. È bianca, come la seguente. D'improvviso, dei simboli si affastellano nella mia mente!
Cerco di ricordare quel che vedo, ma non ci riesco! Permangono per un istante, con assoluta chiarezza, e poi scompaiono. Chiedo a Bombastus il necessario per scrivere.
"Pazzo! Non potete leggerlo in questo modo!" Insisto. Mi porge inchiostro e una pergamena. Inizio a trascrivere delle annotazioni.
Sono sul pavimento. Perdo sangue dal naso. La testa mi scoppia. Bombastus sorride mentre mi aiuta a rialzarmi. Torno a guardare il libro, ma stavolta non vedo altro che pagine bianche.
"Sapete che cos'avete scritto? Queste sono formule che non ho mai veduto prima d'ora! Avevo ipotizzato, ma non avrei mai creduto che… Devo mettermi all'opera!" Gli chiedo se rivelano qualcosa sul teschio. Risponde che, rispetto a ciò che abbiamo scoperto, il teschio è insignificante.
Mi riposo mentre Bombastus armeggia con la libra e mescola sostanze chimiche riscaldate. Mette una pepita d'argento nella mistura e poi la poggia sul bancone. Entrambi rimaniamo senza fiato quando essa assume chiaramente il colore dell'oro! Come può essere?
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Quinto gruppo (segreto) di ricordi – 1542 - Italia
Ho vissuto una vita piena. Sono sopravvissuto alla caduta in disgrazia della mia famiglia e alla sua corruzione. Ho esplorato il Nuovo Mondo e sono scampato ai suoi pericoli. Eppure il teschio mi ossessiona. L’unica domanda a cui non ho trovato risposta…
Ricordo (segreto) 13 – VISIONE |
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Dal mio ritorno da Tenochtitlan, diversi anni fa, la Confraternita sembra dubitare delle mie capacità. Mi stimano per aver recuperato il manufatto, ma sembrano pensare che si tratti solo di un oggetto ornamentale. Io, però, non ci credo.
Maria si lamenta del tempo che trascorro con il teschio: almeno un'ora al giorno. Lo guardo, lo ascolto.
La sua voce negli anni si è fatta più forte. Sembra che qualcosa stia per succedere. Che abbia trovato uno scopo.
Oggi il teschio brilla di una luce fioca! Lo scuoto e ne ammiro le spirali luminescenti. Perché fa così?
Lo ascolto, ma non comprendo le sue parole!
Nel suo nucleo fumoso vedo un volto. Anzi, no... Ora lo vedo nella mia mente!
Mi appare l'immagine di un uomo. Dalle vesti e dall'aspetto sembra cinese. Parla una lingua che non capisco, ma il senso delle sue parole è chiaro. Devo avvertire la Confraternita!
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