Una questione di punti di vista?
Simonsens, 22 Settembre 2013 Il mio primo articolo ufficiale su Access The Animus, una bella responsabilità per certi versi, perciò ho deciso di discutere con voi che ho visto spesso sulle pagine e nei forum ma che, a mio parere, nessuno è mai stato capace di analizzare appropriatamente. Fra le mille critiche all’episodio sulle avventure di Connor molti hanno accusato pesantemente, e in modo sicuramente prevedibile, il cambio di location. Assassin’s Creed, infatti,è una serie videoludica che ha fatto della sua componente artistica il suo più grande vanto. Abbiamo visto infatti una lenta e accurata selezione per le location del gioco, che sempre ha saputo colpire i videogiocatori, sapendo sapientemente catapultarli in un mondo lontano e ignoto, quegli scorci visti solo nelle statiche pagine dei libri di storia magicamente prendevano vita e tutto era così vivo e movimentato che sulle 50 ore spese nel gioco la metà era passata a perdersi fra la folla di quelle città perse nel tempo. Assassin’s Creed, soprattutto con la saga di Ezio, è diventato il nostro grande vanto, le nostre città d’arte erano accessibili a tutti in un modo del tutto nuovo e noi stessi ne godevamo. Ma con Assassin’s Creed III tutto è cambiato, con Connor i capitelli corinzi, il classicismo, il rinascimento avevano lasciato spazio all’architettura frettolosa e d’emergenza delle colonie americane, devote ad una costruzione veloce, un’urbanistica immediata e semplice senza fronzoli. Questo mio intervento fondamentalmente verterà sulla difesa di AC3, poiché credo le critiche, che interessano l’argomento “ambientazione” siano dettate unicamente dalla poca attenzione, o attenzione superficiale, su tale aspetto. Il fatto che Roma non riesca a raggiungere i livelli di Costantinopoli è dovuto, in parte, anche a questa mancanza. Roma infatti è una città banalmente ridotta ad un classico frame sulla mediterraneità, con queste luci solari e questo stile barocco, completamente inventato o comunque atemporale. Costantinopoli invece è una città che si riflette perfettamente nelle sue luci e atmosfere, con quei colori verdognoli e dorati, intravisti fra le vermiglie vele delle barche del porto. Ma veniamo ad Assassin’s Creed III. Gli utenti si sono lamentati della mancanza di personalità degli ambienti, della mancanza di quei filtri che ha reso le zone urbane tutte uguali e indistinguibili fra loro. Allora, procederò per gradi, partendo da una analisi prettamente architettonica e stilistica. A differenza delle città europee è logico pensare che quelle americane abbiano avuto un’evoluzione diversa e parallela. Infatti ogni città d’Italia, d’Europa e in generale del vecchio continente, ha avuto un evoluzione diversa con dominazioni più o meno diversificate (spagnole, arabe, inglesi, tedesche, francesi ecc.) che ne hanno delineato, mattone su mattone, un profilo e un carattere a se. Questo discorso però non si può fare però per le città coloniali, che sono nate si da dominatori diversi, ma che si sono evolute nel bene o nel male tutte sotto lo stendardo inglese (almeno per quanto riguarda le colonie viste in AC3). Ergo le città visitate da Connor sono necessariamente uguali e immerse in quel grigiore delle tipiche città portuali a cavallo di un processo chiamato “rivoluzione industriale”. Assassin’s Creed III è un viaggio nelle radici dell’essere umano, che vive quotidianamente la sua ricerca dell’io naturale e come i capitoli di Ezio ci riportano ai nostri gloriosi passati, Connor ci accompagna lontano dalla città e dalla confusione che porta, facendoci immergere in un ambiente di cui forse non abbiamo veramente più memoria. Lasciate un commento qua sotto per esprimere il vostro parere sulla questione soprattutto cosa pensate delle location del nuovo capitolo!
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Tra estasi e demolizioni Abstergo Story - Parte1 |