La storia della Sindone in 12 atti - Parte 2
Markuz, 21 Settembre 2015
Con questo articolo finalmente possiamo riprendere e concludere la nostra analisi della Sindone, della sua storia e dei suoi possessori. Ci eravamo lasciati con Mario Auditore, nel 1454, e con le prime volte in cui si è vista la Sindone in quello che "sembra" un dialogo diretto con il suo utilizzatore. Le informazioni ed i segreti da scoprire sono, però, ancora molti. Senza ulteriori indugi, dunque, proseguiamo con la nostra cavalcata con uno dei personaggi a me più cari. Atto 7 - Perotto Calderon: l'amore e l'egoismo di un padre
Lo dirò senza mezzi termini, Perotto Calderon è ormai da anni il mio personaggio preferito di tutta la saga di Assassin's Creed. Non è Ezio, non è Connor, non è Altair, ma il molto meno conosciuto Perotto, e finalmente questo articolo mi darà l'occasione di spiegarne il motivo. Perotto Calderon riprende il personaggio storico realmente esistito di Pedro Calderon, un giovane servitore spagnolo del papa Alessandro VI (Rodrigo Borgia), il cui cadavere è stato trovato nel Tevere nel 1498 a causa di una sospetta relazione tra lui e Lucrezia Borgia che, come risultato, portò alla nascita dell'"infans romanus", Giovanni Borgia. In Project Legacy tutto questo viene ripreso anche se con diverse differenze. Nel 1498 Perotto è un Assassino estremamente esperto nell'utilizzo dell'arco, che sotto copertura svolge la funzione di
messaggero presso i Borgia. Il suo vero compito è, ovviamente, ottenere informazioni utili per gli Assassini, e per questo spesso si trova spesso a consegnare e leggere lettere firmate dai Borgia stessi. Questo lo porta a trascorrere diverso tempo nel convento di San Sisto, presso cui Lucrezia Borgia "si è rifugiata per stare lontana dagli intrighi politici", per consegnarle le missive a lei destinate e per ritirare le sue risposte. Vedere la ragazza soffrire per gli intrighi politici organizzati dal padre per lei spinge Perotto prima ad averne pietà e poi a innamorarsi di lei. I due continuano a trascorrere tempo insieme, ben consci del fatto che la loro relazione sia un pericolo per entrambi (Lucrezia, membro della famiglia Borgia, non poteva stare con un uomo del rango di un messaggero e Perotto, parte della Confraternita degli Assassini sicuramente non poteva stare con una templare). Ciononostante, i due proseguono nella loro relazione e un giorno Lucrezia rimane incinta. Il problema diventa sempre più grande per entrambi, in particolare per Perotto, che allo stesso tempo deve occuparsi di Lucrezia e fare la spia dei Borgia, trovandosi quindi costretto anche a lasciarla spesso da sola con la sua cameriera, Giulia. Da qui in avanti Perotto si trova a dover fronteggiare ulteriori problemi: il dottore visitando il neonato rileva una malformazione, un uomo arriva a ricattarlo affermando di essere a conoscenza di quanto volesse nascondere ed inoltre la sua posizione di Assassino richiede che lui si occupi del suo allievo, Francesco Vecellio. Mentre riesce a liberarsi del ricattatore in poco tempo, Perotto si trova un po' più in difficoltà con il suo allievo, che secondo lui sospetta qualcosa, ma a cui vuole bene e di cui si fida ciecamente ("In un certo senso, io ho già un figlio. Si chiama Francesco"). I ricordi in Project Legacy a questo punto si interrompono e riprendono con Perotto ferito e chiuso in una prigione pubblica che afferma di non potersi più affidare ai suoi fratelli Assassini ma e neanche di poter rivedere Lucrezia. E' probabile - ma non confermato - che una volta nato il bambino, i Borgia abbiano trovato Perotto e lo abbiano rinchiuso e che gli Assassini siano venuti a sapere della cosa e abbiano scoperto della relazione. Perotto, dunque, sembra abbandonato a se stesso quando Giulia, la cameriera di Lucrezia, arriva in suo soccorso per aiutarlo a liberarsi, e per consegnargli suo figlio, ormai in fin di vita. In pochi minuti Perotto realizza che non potrà mai più vedere Lucrezia e decide che deve tentare il tutto per tutto pur di salvare soprattutto suo figlio. Per questo gli balena in mente un'idea sconsiderata e quasi sicuramente suicida: la sua Confraternita ha di recente spostato nella città di Agnadello un "oggetto miracoloso" che potrebbe salvare la vita del figlio. Ecco che finalmente compare la Sindone in questo "atto". L'idea di Perotto è tanto sconsiderata quanto rappresentativa dei suoi intenti: fuggire abbastanza in fretta dalle vicinanze della prigione e da Roma, con la certezza che i Borgia lo faranno inseguire e cavalcare il più velocemente possibile verso Agnadello per raggiungere il manufatto protetto dagli Assassini che ormai lo considerano un traditore e che, quindi, cercheranno a loro volta di ucciderlo. Il tutto unicamente per avere anche solo una piccola e risicata speranza di poter salvare il proprio figlio senza, in realtà, alcuna certezza su quello che il manufatto possa essere davvero in grado di fare ("Pur di salvare mio figlio, percorrerei qualsiasi distanza!").
Con difficoltà, dunque, affronta un soldato dei Borgia e dopo un faticoso scontro durante il quale subisce numerose ferite, con la forza della disperazione lo sconfigge e gli ruba il cavallo. Con questo parte insieme al
Quando arriva nei pressi di Agnadello, come previsto Perotto si trova davanti ai propri confratelli posti a protezione del paese e della Sindone e si vede costretto ad attaccare e ad uccidere, oltre a "novellini" appena addestrati ,alcuni dei suoi compagni di allenamento. Anche in questo caso, tuttavia, Perotto non riesce a uccidere tutti e lascia dietro di sé alcuni dei suoi "nemici" feriti ma ancora vivi. Infine il nostro protagonista raggiunge la casa di Rinaldo Vitturi, suo amico e Guardiano della Sindone degli Assassini e finalmente può giocarsi l'ultima possibilità per salvare suo figlio. Come racconta Perotto nel suo ricordo, non è cambiato niente rispetto a quanto mostrato nel ricordo di Mario Auditore. Il manufatto appare come "un semplice telo racchiuso in una semplice scatola di legno". Anche in questo caso Perotto afferma di sentire la Sindone parlargli e suggerirgli di curare le proprie ferite, ma lui ovviamente è lì per suo figlio Giovanni. Lo avvolge, dunque, nella Sindone, la quale risponde con "SOGGETTO INCOMPLETO". Perotto "ordina" lo stesso alla Sindone di curare suo figlio ed in pochi secondi si sente esplodere la testa, sente suo figlio urlare dal dolore, sente risuonare un "canto soprannaturale" e la voce nella sua testa che fa eco alla melodia. Infine la Sindone ordina, come avvenuto per Mario, "IL DOLORE E' TEMPORANEO, IGNORALO", per nulla preoccupata di aver dato questo ordine riferito ad un neonato. Alla fine di tutto questo Perotto libera Giovanni dal manufatto e vede che non piange più. Chiedendosi se l'abbia davvero curato, Perotto ripone la Sindone nel suo contenitore e fugge con il piccolo. Ecco, dunque, perché adoro questo personaggio: sebbene sia parte di uno dei due ordini che guidano le sorti del mondo, non si fa problemi ad attaccare frontalmente entrambi al costo della propria vita, pur di salvare suo figlio. Un approccio un tantino egoistico, certo, ma che mostra quanto per lui essere padre sia più importante di essere Assassino, motivo principale per cui è diventato il mio Assassino preferito ormai dal 2010. In ogni caso gli ultimi eventi mostrati mettono in risalto ancora una volta la Sindone, la quale ancora una volta sembra parlare al suo utilizzatore, sebbene utilizzi quasi sempre gli stessi messaggi, quasi meccanicamente. Anche il commento "SOGGETTO INCOMPLETO", che può riferirsi al fatto che il soggetto sia un bambino e non un adulto (o anche al fatto che sia nato malformato), sembra un commento meccanico, di analisi fredda e asettica. Ciononostante, questo è forse il primo caso in cui vediamo una guarigione ad opera della Sindone andare a buon fine. Anche questa volta, però, il tutto è contornato da un alone di sofferenza e negatività:
Infine l'interazione di Perotto con la Sindone mostra un elemento nuovo, quasi celebrativo: il "canto soprannaturale", a cui la voce nella sua testa (la presunta voce del manufatto) sembra addirittura fare eco. Un elemento strano, che appare quando Perotto culla suo figlio mentre urla, e che genera dei dubbi sulla natura della voce sentita dagli utilizzatori della Sindone. Come finisce la storia di Perotto? Alcuni ricordi direttamente provenienti dal suo allievo Francesco Vecellio ci fanno sapere che gli Assassini si sono riuniti in assemblea per giudicare il suo destino. Durante l'assemblea Francesco implora i suoi fratelli di avere pietà di Perotto, ma questi la pensano altrimenti, visto che ha infranto il principio del Credo che prevede di non compromettere la Confraternita. Per questo motivo la Confraternita decide che Perotto va eliminato. La scena finale del capitolo dedicato a Perotto vede gli Assassini, tra cui Francesco (che lui guarda con tristezza) raggiungerlo nei pressi di Agnadello dove è accampato con il figlio. Perotto, che li stava aspettando, è pronto a vendere cara la pelle per il figlio e così avviene, fino a quando gli incappucciati non hanno il sopravvento e portano tristemente a termine la loro missione.
Atto 8 - Bartolomeo d'Alviano e la battaglia di Agnadello
Bartolomeo d'Alviano non è mai arrivato a possedere o toccare la Sindone, ma ha svolto (o ha cercato di svolgere) un ruolo importante nella sua difesa. I suoi ricordi in Project Legacy sono ambientati nel 1509, dunque successivi agli eventi in cui è coinvolto in AC2 e AC: Brotherhood. Tali ricordi lo vedono, come sempre sul campo di battaglia, nello specifico ad Agnadello. Anche in questo caso è necessario un preambolo. La battaglia di Agnadello, uno scontro campale realmente avvenuto, fu combattuta il 14 maggio 1509 nel contesto della guerra tra le forze della Lega di Cambrai (costituitasi cinque mesi prima) e la Repubblica di Venezia, che dovette soccombere alle forze francesi di Luigi XII, re di Francia. Bartolomeo d’Alviano era al comando della retroguardia dei veneziani mentre l’avanguardia era guidata da Niccolò Orsini, conte di Pitigliano, cugino di Bartolomeo. Nei dintorni di Agnadello, avvenne un contatto che nessuno dei due contendenti aveva cercato: la retroguardia veneziana fu attaccata dalla testa dell'esercito francese. I francesi, forzati a salire lungo un pendio che presto si trasformò in un pantano, inizialmente si trovarono in difficoltà. Nel frattempo Niccolò di Pitigliano all'inizio dello scontro si trovava già lontano da Agnadello (in un paesino chiamato Pandino) e Bartolomeo d'Alviano fu costretto a raggiungerlo per chiedere l'immediato intervento del grosso delle truppe. Sebbene un rapido appoggio fosse possibile, il cugino Niccolò di Pitigliano rispose che gli ordini del senato veneziano erano di evitare lo scontro ed invitò l'Alviano ad abbandonare il campo di battaglia per raggiungerlo. Bartolomeo non non ubbidì all'ordine del suo superiore, ma rimase dove si trovava ed è più o meno a questo punto che cominciano i ricordi di Project Legacy. Tutti questi ricordi sono dedicati al campo di battaglia e mostrano Bartolomeo in difficoltà che deve riprendersi, che cerca la sua spada Bianca persa nel fango e che anche se ormai sconfitto cerca di dare il tutto per tutto. Infine Agnadello viene data alle fiamme dalle truppe di Luigi XII, il quale, secondo Bartolomeo, "non rinuncerà alla sua preda". E' nel villaggio e nei suoi abitanti che Bartolomeo cerca alleati per la sua ultima difesa di Agnadello, ma purtroppo la carica dei Francesi è inarrestabile, Bartolomeo viene colpito più volte fino ad essere costretto ad arrendersi. Queste sono le ultime parole del suo ricordo: "Ancora una volta, sento il sapore del mio sangue! Ovunque vedo i cadaveri dei miei Fratelli sparsi per la città. Un muro di nemici mi impedisce la fuga. Il loro comandante sogghigna. Mentre mi incatena alzo gli occhi verso la sua faccia, che conosco fin troppo bene." Mentre il ricordo può sembrare di difficile interpretazione, le precedenti informazioni provenienti da Perotto Calderon riescono a dare un'idea più chiara. Bartolomeo, essendo un Assassino, non si trova casualmente ad Agnadello, considerando che in quel luogo si trova(va) la Sindone. Dunque, allo stesso modo di quanto accaduto per Mario Auditore, una battaglia apparentemente normale (e realmente avvenuta in questo caso) combattuta da due schieramenti si rivela essere, in realtà uno scontro per poter entrare in possesso della Sindone, "la preda" intesa da Luigi XII. In questo caso, però, a differenza di quanto avvenuto con Mario, l'esito è stato diverso: la Sindone con ogni probabilità è stata recuperata dalla fazione opposta, i "Fratelli" di Bartolomeo (con la F maiuscola, dunque gli Assassini) sono stati tutti trucidati e Bartolomeo è stato catturato e incatenato dal comandante dei suoi nemici. Un mistero avvolge il finale, perché Bartolomeo alza gli occhi e afferma di conoscere fin troppo bene questo comandante... Per fortuna l'identità del comandante è uno dei misteri di Project Legacy su cui è possibile teorizzare una soluzione, ma per questo ci serve il prossimo atto (spoiler, la risposta si trova nel titolo). Atto 9 - Niccolò di Pitigliano e la missione di Francesco Vecellio
Per dovere di informazione, Francesco Vecellio è un personaggio storico realmente esistito. Era il fratello del ben più famoso pittore Tiziano e fu impegnato anche lui nella pittura e, nella parte finale della sua vita, in politica. In Project Legacy troviamo Francesco protagonista in ben due capitoli. Nel primo, ambientato nel 1501 - 1503 (3-5 anni dopo la morte di Perotto), Francesco viene inviato a Roma e viene addestrato da nientemeno che Ezio Auditore per formare un team (con gli Assassini Cipriano Enu e Tessa Varzi) dedicato solamente a disturbare l'influenza di Cesare Borgia in Italia. Il gruppo ha molto successo fino a quando, nel 1503, l'accoppiata Cesare Borgia - Charles de la Motte (e dei loro eserciti) tende loro un'imboscata in cui sia Enu che la Varzi perdono la vita. Francesco invece sopravvive (purtroppo non si sa come) ed è a distanza di 7 anni, nel 1510 (un anno dopo la battaglia di Agnadello), che si colloca il secondo capitolo di Project Legacy dedicato a lui.
Francesco dimostra di essere ormai esperto in quanto, giungendo a Lonigo, mette in pratica diverse tecniche per potersi avvicinare al Pitigliano: raccoglie informazioni nelle taverne, intercetta dei corrieri giunti da Roma (una prova che avvicina Niccolò ai Borgia e dunque ai Templari), diffonde notizie false sul suo bersaglio per creare malcontento nella città, studia le sue abitudini ed i vari cambi della guardia presso la sua dimora. Infine elimina i politici e gli uomini di fede corrotti che appoggiano Niccolò e fomenta ancora la gente di paese contro il suo bersaglio. A questo punto, mentre la folla è ormai in tumulto, il piano di Francesco si sposta al palazzo di Niccolò, in cui si occupa di bloccare ogni via di fuga. La rivolta della folla attira la maggior parte delle guardie al cancello del palazzo ed in questo modo Francesco riesce ad entrare indisturbato, supportato da altri alleati Assassini. Francesco è ormai vicinissimo alla sua preda quando... ... Il protagonista dei ricordi diventa Niccolò di Pitigliano stesso. Niccolò racconta di essere stato trapassato dalla Lama Celata di Francesco, ma di essere ancora vivo e di essere stupito perché, riprendendo le sue parole, percepisce ancora la presenza della Sindone. Questo significa che l'assassino non l'ha ancora trovata. Queste poche parole la dicono lunga sulla missione di Francesco. L'assassinio di Niccolò di Pitigliano era solo uno dei due obiettivi dell'assassino: l'altro, e ben più importante, era il recupero della Sindone per conto della Confraternita. Non è, però, finita qui: il possesso da parte di Niccolò della Sindone non è casuale, considerando la sua presenza nella battaglia di Agnadello. Riprendendo quanto avvenuto storicamente, come abbiamo visto, Niccolò aveva rifiutato di andare a sostenere Bartolomeo d'Alviano nella battaglia e, nella trama di AC, quest'ultimo, dopo essersi arreso, aveva affermato di conoscere fin troppo bene il comandante delle truppe che lo avevano sconfitto. Ecco che quindi si delinea - sempre nella trama di AC - una sorta di tradimento da parte di Niccolò nei confronti del cugino con la finalità di ottenere la Sindone che, allora, si trovava ad Agnadello. Con ogni probabilità - anche se non è confermato - Niccolò era anche un Templare o era sovvenzionato dai Templari, tenendo conto del fatto che le truppe contro cui si scontrò Bartolomeo appartenevano al Re Luigi XII di Francia (più volte alleato ed influenzato dai Borgia) e dei corrieri che da Roma raggiungevano Lonigo. A questo punto, dunque, è facile capire come Niccolò di Pitigliano sia rimasto in possesso della Sindone per un anno (dal 1509, anno della battaglia di Agnadello) e dunque come questi - ritornando a bomba nel 1510 a Lonigo - sia felice di essere sopravvissuto all'attacco di Francesco. Per questo motivo, quasi morente, si trascina verso il luogo in cui è nascosta la Sindone che, ancora una volta, vediamo "parlare" con il suo utilizzatore. Questa volta, prima ancora che Niccolò la tocchi, il manufatto parla "in una lingua che non gli è familiare", ma che lui comprende lo stesso: "ALZATI" "IL DOLORE È TEMPORANEO. IGNORALO." "CONCENTRATI. TAMPONA LE FERITE." "APRI GLI OCCHI. SE TI ADDORMENTI, MORRAI." "NON SEI DEBOLE COME CREDI." "AVVICINATI."
Insomma, la Sindone lo ha curato, o meglio ancora, vedendo la descrizione delle azioni, lo ha riconfigurato da essere umano morente / ferito a quasi sano. Niccolò è, infatti, di nuovo in piedi, prova dolore ma si sente rinvigorito e cerca di fuggire dalla sua dimora portando con sé il manufatto. Il suo palazzo, però, è in fiamme e la sua fuga è sempre più difficile, complici tutte le vie di fuga bloccate da Francesco precedentemente. Alla fine, intossicato dal fumo, Niccolò raggiunge i giardini davanti al suo palazzo e si accascia sull'erba. Valutando le sue opzioni, considera di non essere in grado di poter fuggire da Lonigo e raggiungere un'altra città. L'unica soluzione che gli viene in mente, dunque, è usare la Sindone una seconda volta, avvolgendosi al suo interno. Purtroppo, però, nel ricordo appropriatamente chiamato "Effetti Collaterali", il risultato non è quello atteso (attenzione, non è una bella immagine :D): Niccolò inizia a vomitare e poi ad espellere dalla bocca prima un fiotto di sangue e poi le sue interiora. Successivamente sente migliaia di voci che urlano insieme nella sua testa ed il suo corpo si contrae, ripiegandosi su se stesso, con i muscoli che "si tendono all'inverosimile" e le ossa che si spezzano. Infine Niccolò afferma di non essere più in grado di controllare il proprio corpo, il quale "Si riconfigura obbedendo alla voce!". Il risultato è che Niccolò ha smesso di respirare, è cieco da un occhio mentre
Ancora una volta, dunque, la Sindone passa di mano, ma ciò che è forse più importante, sebbene non sia bello da immaginare, è quello che fa il manufatto a Niccolò nelle fasi finali del ricordo. Niccolò stesso usa questo termine, si tratta di una seconda riconfigurazione del suo corpo ad opera della Sindone. Una riconfigurazione che, a quanto pare, è guidata da una voce, probabilmente la stessa voce che si fa sentire quando i vari utilizzatori sono nei pressi del manufatto. Pare, dunque, che l'utilizzo continuato porti ad una (o forse più?) nuova riconfigurazione del corpo, dei muscoli e delle ossa, una sorta di evoluzione indotta che però il corpo umano (o almeno quello di Niccolò) non è in grado di sostenere. E dopo tutto, non si tratta di una teoria così lontana dalla trama di AC: l'evoluzione "dagli ominidi arcaici al genere umano moderno (Homo Sapiens)" è avvenuta attraverso i Frutti dell'Eden, come mostrato nel Glifo 20 di AC2. Atto 10 - Evie Frye e Lucy Thorne Sebbene al momento ci sia poco da dire, vale la pena fare un salto di 350 anni in cui non sono presenti informazioni sulla Sindone per arrivare al 1868, l'anno in cui è ambientato Assassin's Creed Syndicate. Per quel poco di cui siamo a conoscenza, sappiamo che in questo anno sia la Maestra Assassina Evie Frye che la Templare Lucy Thorne sono alla ricerca della Sindone. In particolare, nella demo mostrata al Gamescom, la Thorne afferma che la Sindone si trova in una cassa / scatola - forse la stessa mostrata nei ricordi di Project Legacy? - che corrisponde ad una chiave, probabilmente in suo possesso. Verso la fine della demo veniamo a sapere che la Thorne è convinta che Evie sia in possesso della Sindone, ma, come mostrato nella White Room durante il suo assassinio non è così. La Thorne, prima di morire, afferma di sperare che l'Assassina non riesca a trovare la Sindone, e che questa non ha alcuna idea di cosa sia in grado di fare il manufatto. A questo punto, dunque, considerando che si tratta di una delle missioni presenti in una fase avanzata del gioco, Evie sembra non essere né in possesso della Sindone, né in grado di conoscere le sue vere potenzialità. Verrebbe, dunque, da chiedersi come speri di usare la Sindone e con quali finalità, ma probabilmente per questo dovremo aspettare l'uscita del gioco. In compenso, mentre era stato solo ventilato nella demo commentata, il Brand Manager Carsten Myhill ha di recente confermato la presenza di un Frutto dell'Eden nascosto all'interno della Tower of London. Con ogni probabilità si tratterà della Sindone (a meno di colpi di scena), per cui siamo almeno a conoscenza di dove questa si troverà. Atto 11 - Milano, i Baguttiani ed il presunto agente Abstergo No, non stiamo parlando dell'"Agente" del Manuale dell'Impiegato Abstergo. Questa volta, infatti, la Sindone riaffiora, il 25 dicembre 1944, a Milano. Ci troviamo nel pieno della seconda guerra mondiale ed in questo periodo (come molte altre volte negli anni precedenti), Milano e la Lombardia sono l'obiettivo di diversi bombardamenti ad opera delle truppe inglesi e statunitensi. Il ricordo, ancora una volta di Project Legacy, vede come protagonista un uomo che con una borsa piena di denaro, cammina per Milano tra la gente che soffre e muore di fame, alla ricerca di un manufatto. Dopo poco raggiunge un ristorante e incontra uno dei membri dei cosiddetti Baguttiani, che definisce come "un gruppo di intellettuali dediti all'ozio, che trascorrono intere giornate a riflettere sull'importanza del loro oziare".
Il protagonista del ricordo posa la borsa con il denaro - che indica, dunque, la circostanza di una compravendita - e, incredulo, apre la scatola per verificarne il contenuto. Nel 1944 (almeno secondo il racconto in PL), la Sindone, rinchiusa nella scatola, odora di muffa ed è "estremamente sudicia". L'azione successiva del protagonista del ricordo è inaspettata: prende in mano il logo di metallo del portachiavi della sua azienda e lo avvicina al tessuto presente nella scatola e questo vibra. Alla vista di questo avvenimento, il protagonista, incredulo fino ad allora di aver davvero raggiunto la Sindone dopo averla cercata per vent'anni, finalmente si ravvede. Ma il tempo del suo ricordo è già scaduto e, purtroppo, questa è l'ultima informazione relativa alla Sindone a nostra disposizione. Ricapitolando, dunque, nel 1944, durante la Seconda Guerra Mondiale, un agente che probabilmente lavora per la Abstergo - considerando che possiede una borsa piena di denaro ed effettua una compravendita per un Frutto dell'Eden - mette le sue mani sulla Sindone, riconoscendola attraverso la vibrazione continua di un oggetto di metallo (un elemento nuovo delle proprietà della Sindone, a meno che quel logo della Abstergo non fosse fatto di un metallo di natura CVP). Il fatto che la Sindone possa trovarsi ancora nelle mani della Abstergo nel presente (dopotutto sono passati solo settant'anni), apre diversi ed interessanti scenari. Per questo, ci rimane un ultimo e finale atto della storia della Sindone. Atto 12 - Il Presente: teorie ed ipotesi
Riepilogando tutto quello che abbiamo visto, la Sindone possiede queste caratteristiche:
Partendo dal fatto che la Sindone è probabilmente ancora nelle mani di Abstergo dopo
Seguendo questa linea di pensiero verrebbe da pensare che gli Assassini, dopo il fallito (o riuscito?) tentativo di raggiungere prima dei Templari il DNA di François-Thomas Germain si siano dedicati alla ricerca di un Saggio in epoca vittoriana oppure abbiano abbandonato la ricerca dei Saggi per tornare sui Frutti dell'Eden e, dunque, sulla Sindone. Perchè, dunque, gli Assassini potrebbero essere interessati alla Sindone?
Al contrario, secondo me gli Assassini potrebbero essere interessati alla Sindone ovviamente per rubarla ai Templari, ma forse anche per il modo in cui questa è collegata a Coloro che Vennero Prima. La voce che sentiamo, per esempio, secondo me non è "la voce della Sindone" perché, almeno finora, i Frutti dell'Eden non sono mai stati "intelligenti" o "senzienti", bensì hanno sempre avuto una qualche forma di CVP alle loro spalle che parlava attraverso di loro (come Giunone che parlava e controllava Desmond attraverso la Mela nel finale di Brotherhood).
In questo senso, dunque, gli Assassini potrebbero ricercare la Sindone anche per avere un'ulteriore interazione con Coloro che Vennero Prima che potrebbero sostenerli nell'ormai quasi impossibile guerra contro i Templari, specie considerando che Consus ha in qualche modo favorito gli Assassini nelle poche occasioni in cui è apparso. Se invece il punto di vista nel presente di Syndicate fosse ancora una volta dal lato dei Templari, le prospettive sarebbero altrettanto interessanti. Come abbiamo visto, infatti, la proprietà per cui la Sindone è più famosa è la cura / riconfigurazione. In particolare, come ho ipotizzato, le riconfigurazioni sembrano andare oltre la semplice "cura" e, come nel caso di Niccolò di Pitigliano, possono portare ad una sorta di "evoluzione indotta" che il corpo, però, non sempre è in grado di sopportare. La ricerca nel passato di Syndicate, dunque, potrebbe portare a far vedere come Darwin, attraverso la Sindone, abbia potuto dare il suo apporto alla teoria evolutiva ed abbia creato la teoria della selezione naturale. Per contro, nel presente ai Templari la Sindone potrebbe essere utile per effettuare esperimenti sugli eventuali Saggi a sua disposizione, ancora una volta per le sue proprietà di riconfigurazione. Considerando che il DNA ed il corpo dei Saggi contiene il 5-6 % di DNA precursore, come indicato nei file della Rete degli Assassini in Unity, è possibile - e adesso andiamo di fantasia - che l'eventuale interazione della Sindone con un corpo di un Saggio possa portare ad una ricombinazione sostenuta dal Saggio stesso, che potrebbe a sua volta causare un'evoluzione indotta... e magari portare alla ricostituzione del corpo di un CVP vero e proprio, molto utile da studiare per quanto rischioso da creare. Oltretutto, i Templari hanno già un corpo di un Saggio che stanno più o meno tenendo in vita... Un obiettivo di questo genere, inoltre, potrebbe ovviamente interessare anche agli Strumenti della Prima Volontà ed a Giunone, che finalmente avrebbe il suo "vessel", ovvero il corpo adeguato in cui trasferirsi. Questo porterebbe finalmente Giunone a tornare ad essere la seria minaccia che merita di essere... ma al momento si tratta ovviamente solo di un'ipotesi. Vedremo, dunque, se anche solo una di queste ipotesi troverà conferma in Syndicate ad Ottobre, ormai manca solo un mese e mezzo!
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