SCIENZA DIVINA
Capitolo 3: Elizabeth Jane Weston - DATA-DUMP_S03.S03


Protagonista: Elizabeth Jane Weston
Ambientazione: Praga
Periodo storico: 1587-1608 d.C.



Video introduttivo del capitolo: "Stiamo provando a sincronizzare il DDS. Ci vorrà solo un momento. Ci siamo quasi. Il DDS ora è sincronizzato. Grazie per la pazienza. Ci auguriamo che questa esperienza ti piacerà.
Rodolfo II invitò alla sua corte molte figure di spicco, facendo di Praga il centro della cultura europea. Tra questi vi erano l’inglese Edward Kelley e la sua figliastra Elizabeth Jane Weston. Osservala e riferisci ogni presunta cospirazione. "





Primo gruppo di ricordi – ANGELI


Mamma dice che il Conte Rožmberk si occuperà di noi ora, fino a quando Papà e lo Zio John lavoreranno per lui. La nostra casa è grande, ma Trebon è una piccola città. Mamma sembra felice.


Ricordo 1 – AMORE
Zio John - tutti gli altri lo chiamano Dott. Dee - dice che non tutti i bambini di cinque anni riescono a parlare tre lingue e scrivere bene come me. “Prevedo per te un futuro brillante, Lady Beth.”

Mi piace leggere, disegnare e scrivere poesie, ma la matematica è difficile. John Francis, mio fratello, è più bravo di me con i calcoli. E’ di un anno più grande.

Papà vuole che io abbia le stesse opportunità di mio fratello. Dice che sono fortunata, che non tutte le signorine hanno degli insegnanti privati. Studio duramente per compiacerlo.

“Stasera digiuneremo, Mastro Kelley!” annuncia Zio John. Papà sorride. So cosa significa: lavoreranno tutta la notte, di nuovo.

Dopo la cena, mi precipito in salotto e salto in braccio a Zio John. La sua barba, a differenza di quella di Papà, è tutta bianca e ruvida! Gli chiedo di raccontarmi una storia.

Zio John riesce a far ridere tutti; anche Papà, che di solito è sempre così serio. Dice che ora devono lavorare. Mamma mi dice che è ora di andare a letto.

Mi tiro le coperte sopra la testa e ascolto le voci basse e mormoranti che provengono dallo studio. Ho paura del buio, ma non stanotte, non con Papà e Zio John che pregano.

Ricordo 2 – ONESTA’
Papà deve andare via ora, per guadagnare soldi. So cosa sono i soldi; ne abbiamo bisogno per mangiare e comprare le cose. Non voglio che se ne vada.

Dò a Papà un grande abbraccio e anche a Zio John. Li saluto con la mano fino a che non riesco più a vedere la loro carrozza. Per quanto staranno via stavolta?

Chiedo a Mamma del lavoro di Papà. Dice che organizza delle riunioni con Zio John, dando consigli alle persone che ne hanno bisogno.

John Francis dice che Papà comunica con gli angeli. Io rido, ma Mamma no. “Me lo ha detto lui!” dice lui, incrociando sul petto le braccia secche.

Dopo una lunga pausa, Mamma sospira. "John Francis ha ragione. Tuo padre parla con gli angeli. Riceve da loro..." si gratta la testa, “conoscenza."

Chiedo a Mamma che cos’è un angelo. Dice che è un essere dell’aldilà, un’entità alata che vive con Dio, in Paradiso. Non capisco cosa lei voglia dire.

John Francis dice che solo Papà può chiamare gli angeli. Mamma annuisce, dicendo che ha un dono raro. “Usa una sfera di cristallo!" dichiara John Francis.

Ricordo 3 – UNITA’
In questi giorni vedo Papà e Zio John raramente. Non mangiano— stanno digiunando di nuovo— e passano la maggior parte del loro tempo nello studio.

Mi sveglio di soprassalto e tiro le coperte fino al mento. E’ ancora buio, ma sento delle voci provenire dal piano di sotto. Facendo un respiro profondo, sguscio fuori dal letto.

Scendo le scale, evitando i gradini che scricchiolano. Ho paura che i mostri saltino fuori dal buio— anche se Zio John mi ha assicurato che ha scacciato tutti i mostri dalla nostra casa.

Cammino in punta di piedi fino alla porta dello studio e appoggio l’orecchio. Riconosco le voci di Papà e di Zio John, ma c’è anche un’altra voce molto più profonda.

Un forte scatto! Hanno aperto la porta! Mi nascondo dietro l’armadietto. Papà e Zio John escono dallo studio e se ne vanno, sorridendo.

Conto fino a cento, poi mi dirigo in punta di piedi verso lo studio. Non c’è nessuno dentro! “Elizabeth?" dice Papà, dietro di me. “Cosa stai facendo?"

Papà mi fa promettere di non entrare nel suo studio. “Ci sono cose lì dentro che non dovresti vedere." Ci sono centinaia di domande che voglio fargli, ma riesco solo ad annuire.

Ricordo 4 – SAGGEZZA
Non ho mai visto Papà e Zio John così felici. Sussurrano e ridono di cose che solo loro capiscono. Mamma dice che è perché hanno fatto un buon lavoro.

Ho finito la cena e chiedo il permesso di alzarmi. Mamma annuisce e corro di sopra. Noto che la porta della stanza di Zio John è socchiusa.

Corro alla porta. Trattenendo il fiato, sbircio all'interno. La stanza è sontuosa! Zio John dice sempre che Zia Jane ha buon gusto, e ha ragione!

Entro in punta di piedi e apro l’armadio di Zio John. E’ pieno di tesori! Rocce lucenti, uno specchio nero, un sigillo di cera con delle figure, un amuleto d’oro!

Ignorando tutto il resto, scelgo quello che sembra essere un globo coperto da un panno. Che sia la sfera di cristallo di cui parlava John Francis? Velocemente, lo apro!

La sfera è pesante e calda nelle mie mani. E fatta dell’oro più brillante! Sulla sua superficie vedo riflesso il mio viso— e quello di Zio John!

Zio John afferra la sfera e la nasconde nel suo farsetto. Rabbrividisco, ma sorride. “Non dovresti giocare con cose che non puoi comprendere, Lady Beth."





Secondo gruppo di ricordi – DEMONI


Viviamo a Tr?ebon? da quasi due anni ormai. Qui siamo felici. Più felici di quanto lo siamo mai stati.

Ricordo 5 – ORGOGLIO
Papà continua a lavorare mentre Zio John è via. Tiene tutto per sé e ci rivolge a mala pena la parola durante la colazione, ma almeno ora mangia.

Oggi sono debole. Mamma dice che ho la febbre e che devo stare a letto. Dormo tutto il giorno e la maggior parte della notte. Mi sveglio affamata.

Non mi piace la notte, ma non mi spaventa più come prima. Esco dal letto, stando attenta a non fare rumore. Non voglio svegliare qualcuno!

Una debole luce proviene dallo studio. La porta è aperta! Papà non lascia mai la porta del suo studio aperta! Avanzo lentamente verso la luce, in punta di piedi.

Sbircio dentro. Papà è piegato sul tavolo e legge un libro. Ha uno strano colore argenteo. All’improvviso Papà mormora un’incomprensibile sfilza di parole e numeri.

Papà sparge della polvere rossa su qualcosa sul tavolo. “Ce l’ho fatta!" Il suo largo ghigno deforma il suo viso. "Ce l’ho fatta!" Raccoglie— un pezzo d’oro!

Le risate sguaiate di Papà mi danno i brividi. La sua voce è profonda e pronuncia parole che non capisco. Corro di sopra e scivolo nel letto.

Ricordo 6 – AVIDITA’
Vedo Papà e Zio John in lontananza. Raccolgo le mie bambole e mi nascondo dietro alla quercia più alta di tutto il giardino. Cerco di non ridere mentre vengono verso di me.

Papà dice a Zio John che dovrebbero modificare la natura del loro lavoro, che dovrebbero studiare l’alchimia e smettere di perdere tempo con gli angeli.

Passano vicino alla quercia. “Il libro ha potenzialità illimitate!" dice Papà. “Ho bisogno del tuo aiuto per svelare le sue formule!" Sporgo la testa. Zio John si acciglia.

“Potremmo lavorare alla corte imperiale!" continua Papà. “Produrre oro è solo il primo passo!" Zio John si gira a guardarlo. Mi nascondo di nuovo, stringendo le mie bambole.

“Non dovresti giocare con questo libro, Kelley!" Quasi non riconosco la voce di Zio John. “Non puoi nemmeno immaginare il male che racchiude! Contiene più che semplici numeri!"

Papà protesta, ma Zio John lo interrompe. “Il tuo collega, Mastro Husey, quello che ti ha dato il libro... Ci ho avuto a che fare tempo fa. Non ci si può fidare di lui."

Papà dice che potrebbero diventare ricchi più di quanto potrebbero mai immaginare. Dò una rapida occhiata. Zio John scuote la testa. "No, amico mio. Il libro ti distruggerà."

Ricordo 7 – LUSSURIA
Mamma è nella sua stanza, piange. Ha spiccicato a malapena due parole in svariati giorni, e sospetto che non abbia nemmeno parlato a Papà. Sta evitando il suo sguardo.

Sto leggendo quando un forte fragore mi fa sobbalzare. John Francis sta di nuovo facendo i capricci? A volte è proprio un bambino!

Un altro rumore, seguito da un grido; il grido di una donna! Metto giù il mio libro e corro alla porta. Papà e Zio John si stanno urlando addosso!

Esco dalla mia camera. Le grida sono finite, ma sento dei singhiozzi ora, provenienti dalla stanza di Zio John. Zia Jane si è fatta male?

La porta della stanza di Zio John si spalanca all’improvviso! Zia Jane chiama a squarciagola suo marito, ma qualcuno la interrompe: Papà!

Sento l’intero piano tremare quando Zio John sbatte la porta. Mi lancia un’occhiataccia, fuoco nei suoi occhi. Sono paralizzata! I miei occhi si riempiono di lacrime.

Zio John mi prende per mano e mi porta via. “Non dovresti essere qui!" Mi trascina di sotto. "Tu... Tu non avresti dovuto vedere!"

Ricordo 8 – COLLERA
Papà e Zio John si parlano di rado ora. Quando lo fanno urlano e per questo Mamma piange. Zia Jane rimane nella sua stanza. Vorrei poter fare lo stesso.

Mi sveglio di soprassalto. Papà sta urlando di nuovo! Chiudo gli occhi, desiderando che le cose possano ritornare come prima, ma sono grande abbastanza da sapere che non sarà così.

Una porta sbatte. Guardo fuori dalla finestra e vedo Papà che cammina verso le scuderie urlando “Stupido invidioso!" Lo guardo scomparire nell’oscurità.

Corro di sotto. Mamma è seduta in salotto e singhiozza in silenzio. Striscio sotto il divano. “E’ tempo che vada." La voce di Zio John è piena di tristezza.

“Mi mancherete, tutti e due.” Augurando buona fortuna a Zio John, Mamma se ne va. Rimango nascosta e guardo Zio John percorrere la stanza.

Seguo in silenzio Zio John allo studio di Papà. Tirando fuori una chiave, si guarda alle spalle e apre la porta. “Alla fine della vita capirai, vecchio amico.”

Zio John esce dallo studio con lo strano libro argentato di Papà.”Lo faccio per tuo padre. I segreti che racchiude non sono destinati a lui."





Terzo gruppo di ricordi – MOSTRI


Mamma dice che a Praga si sente a casa, ma io no. Papà non mi lascia fare niente. Mi dice che le strade non sono sicure.

Ricordo 9 – PETTEGOLEZZI
Mi piace quando Papà mi porta al Castello di Praga. Mi dà l’opportunità di uscire di casa e passare del tempo con lui. In questi giorni è di rado a casa.

Persone da tutte le parti del mondo si riuniscono qui, al “centro della cultura europea,” come dice Papà. Mi chiedo perché le persone importanti si acciglino così tanto.

Papà parla con un anziano gentiluomo. La sua fluente barba bianca mi ricorda quella di Zio John. Sospiro e prendo la mano di Papà. Sembra non accorgersene.

“Non osiamo camminare per strada," si lamenta il vecchio gentiluomo, “nemmeno durante il giorno!" Papà annuisce, dicendo che Praga non è mai stata così pericolosa.

“Sapete perché, Mastro Kelley? L’Imperatore," si avvicina all’orecchio di Papà. “E’ debole! Dà alle persone troppa libertà!"

“Ho sentito che c’è un killer che gira senza controllo, prendendo di mira i nobiluomini— e gli alchimisti!" La voce del vecchio uomo trema. “Dicono che sia un mostro. Un gigante!"

“Alcuni dicono che non sia nemmeno umano.” dichiara Papà. Gli stringo la mano, vorrei che Zio John fosse qui a scacciare i mostri di Praga.

Ricordo 10 – FATICA
Per il mio decimo compleanno, Papà mi mostra il suo laboratorio! Avrò finalmente l’occasione di vedere dove passa le sue giornate... e molte delle sue notti!

La maggior parte delle persone che incontriamo mi ignorano mentre seguo Papà per i corridoi del Castello di Praga, ma alcuni aggrottano le sopracciglia o alzano gli occhi al cielo quando mi vedono.

Le finestre in questa parte del castello sono state sigillate con mattoni e malta. Papà chiude con cura ogni porta da cui passiamo.

Il laboratorio di Papà è una miniera di tesori! C’è una miriade di oggetti qui, uno più meraviglioso dell’altro: polveri colorate, pergamene antiche, amuleti...

Papà lavora tutto il giorno, leggendo formule, mischiando misture, bollendo liquidi... Lo guardo da lontano, temendo di disturbarlo. Il suo lavoro è così importante!

Papà borbotta costantemente tra sé. Sbatte molto gli occhi e spesso si guarda alla spalle. Mi rende nervosa, specialmente quando sbraita strane parole.

“Non riesco a farlo!" Gridando, Papà getta un becher di vetro sul pavimento. Esplode in mille pezzi. Mi copro la faccia. “Ho bisogno del libro!"

Ricordo 11 – ALCHIMISTI
E’ notte quando un giovane visitatore interrompe il lavoro di Papà. Entra nel suo laboratorio e annuncia che l’Imperatore ha convocato i suoi alchimisti.

Papà mi dice di aspettare e mi avverte di non toccare nulla. Poi, accigliandosi, mi prende per mano e mi trascina con sé. “Devi stare in silenzio."

Entriamo in una stanza buia dove un gruppo di vecchi uomini si riunisce intorno ad un lungo tavolo. Papà mi fa cenno di stare indietro, con gli assistenti e gli apprendisti.

Entra un uomo grosso con un vestito nero col colletto bianco e un cappello di pelliccia. Tutti si inchinano. Faccio un passo indietro, nascondendomi dietro un giovane allampanato.

L’uomo (l’Imperatore?) si siede all'estremità del tavolo, esaminando tutti i presenti nella stanza. Quando solleva un sopracciglio, uno degli alchimisti balza in piedi.

“Mio fratello ha visto il mostro!" L’uomo squittisce come un topo. “E’ completamente nero! Un demone!" Gli alchimisti discutono a lungo.

Molti alchimisti concordano: questo killer, questo mostro, non può essere umano. “E se fosse un omuncolo?" suggerisce Papà. Nella stanza cala un silenzio di tomba.

Ricordo 12 – GOLEM
Lasciamo il Castello di Praga prima dell’alba. Un gruppo di guardie scorta noi ed altri alchimisti. “Per la nostra sicurezza." Perché nel mondo ci sono così tanti mostri?

L’alba striscia lentamente sulla Vltava. Finalmente! Arriviamo alla casa dell’ultimo alchimista. Presto saremo a casa! No, no, no! Papà non smette di parlare con lui!

Mi dirigo nel vicolo vicino alla casa dell’uomo. Dopo appena due passi— "Ahi!" Vado a sbattere contro un muro invisibile! Occhi bianchi appaiono nell’oscurità!

Lo vedo! La sagoma di un gigante! Dei segni ricoprono la fronte nera come la pece. No, lettere: "EMET." Fisso i suoi occhi bianchi. “Che cosa sei?"

“Mi hanno chiamato in molti modi." La voce del mostro è strana, gutturale. “Qui mi chiamano Golem." Papà grida! Le guardie corrono verso di noi!

“Hai appena salvato la vita a tuo padre, Piccola," dice con voce stridula. Il Golem corre verso il fiume. Lo vedo chiaramente ora: un corpo gigantesco, nero e nerboruto.

Il mostro salta nel fiume. Lo seguo, Papà e le guardie dietro di me. Osservo l’acqua: perfettamente immobile. Nemmeno una traccia del Golem!





Quarto gruppo di ricordi – FANTASMI


Non abbiamo mai discusso dell’imprigionamento di Papà. Nemmeno una parola in più di tre anni. Ora che John Francis è via, devo occuparmi di Mamma da sola.

Ricordo 13 – INCUBI
Papà uscirà di prigione oggi, ma Mamma è preoccupata. Dice che gli rimane solo una possibilità di soddisfare le aspettative dell’imperatore.

In piedi di fronte alla casa, tengo la mano alla Mamma. Mi batte forte il cuore quando vedo la carrozza di Papà. Mi dimentico di respirare quando si ferma a due passi da noi.

Mamma trema quando la porta della carrozza si apre. Scende un uomo pallido, emaciato, con una lunga barba brizzolata. "Papà!" Ci passa davanti come se fossimo fantasmi.

Mamma ha preparato l’agnello arrosto, il preferito di Papà, per festeggiare il suo ritorno, ma lui non mangia. Fissa semplicemente il piatto, in silenzio.

Mamma fa discorsi futili, facendo finta — senza molto successo— che sia tutto a posto. Papà all’improvviso si alza. La sua sedia si rovescia con un forte tonfo.

Papà esce come una furia dalla sala da pranzo, spingendo via fantasmi invisibili. Urla in una strana lingua; la stessa lingua che una volta gli avevo sentito parlare quando ero piccola.

Mi si stringe il cuore, ma trattengo le lacrime. Prendo la mano della Mamma, ma nulla che io possa dire o fare può alleviare la sua tristezza. Cosa faremo ora?

Ricordo 14 – FALLIMENTO
L’Imperatore ha ripristinato lo status di Papà, ma i soldati sorvegliano la nostra casa. Non sono qui per proteggerci, ma per fare in modo che Papà non lasci Praga.

E’ passato un mese dal ritorno di Papà. Rimane distante, ma almeno non ci ignora completamente— anche se lavora senza sosta.

Attraverso la porta d’ingresso dello studio di Papà, ho tra le mani il vassoio che Mamma ha preparato per lui, e mi fermo. Papà è seduto sul pavimento e comincia ad urlare!

Lascio cadere il vassoio e quello che c’è sopra schizza per tutta la stanza. Corro da Papà e mi inginocchio vicino a lui. Afferra la mia mano e subito si zittisce.

Le unghie di Papà scavano nella mia mano. Mi mordo le labbra per reprimere un grido. All’improvviso alza il pugno chiuso di fronte al mio viso! Chiudo gli occhi.

“Non riesco a farlo!" La voce di Papà è cupa, desolata. “Non è abbastanza... Non ne è rimasta nemmeno una manciata!" Lo guardo. Lacrime scorrono sul suo volto cinereo.

Lentamente, come se stesse rivelando un tesoro inestimabile, apre il pugno. Nel palmo della sua mano rugosa c’è un pochino di polvere rossa. “Maledizione a te, Dee!"

Ricordo 15 – ISOLAMENTO
Papà lavora senza sosta anche se continua a dire di averci già deluso. Non dorme da settimane e mangia a malapena. E’ solo l’ombra dell’uomo che era una volta.

Mamma mi strappa ai miei sogni. "Elizabeth! I soldati stanno arrivando!" Non reagisco immediatamente, visto che sono abituata ai soldati che fanno la guardia alla nostra casa.

Guardo fuori. C’è una colonna di giovani uomini in uniforme nel nostro cortile. Le loro torce gettano ombre danzanti sui loro volti. “I mostri di Praga.”

Apro la porta principale. Un ufficiale e sei uomini dall’aria severa entrano in casa. L’ufficiale si schiarisce la voce. “Per ordine di—"

"No!" Mamma scatta in avanti, lacrime le scorrono sulle guance. La trattengo. “Non potete portarlo via! Non potete! Non di nuovo!"

I soldati strabuzzano gli occhi. Papà viene verso di noi, il suo volto distorto in una smorfia demoniaca. Mormora una preghiera nella strana lingua che solo lui sembra capire.

L’ufficiale prova a far ragionare Papà. Gridando, Papà gli salta addosso, graffiandogli la faccia. Un soldato lo colpisce alla testa e lui cade. Mamma piange mentre lo portano via.

Ricordo 16 – CADUTA
Ho sedici anni e alcune delle guardie del Castello di Hnevín hanno un interesse per me. Insistono per parlare con me tutte le volta che vado a trovare Papà.

Nessuno di loro mi interessa. La maggior parte sono dei cretini rozzi; altri sono più inzaccherati di maiali in porcili pieni di fango. Ma sorrido sempre e sono cortese.

Faccio un respiro profondo quando, in lontananza, vedo la torre di Hnevín. Cerco di non pensare al verme farfugliante che dovrò affrontare prima di vedere Papà.

Cos’è? Una croce sulla cima della torre? Cammino rapidamente e il mio cuore si ferma. Papà! E’ in piedi sull’orlo della torre, le braccia aperte.

Corro verso il castello. Vedo Papà chiaramente ora: uno scheletro dai vestiti stracciati. Mi fissa— no, non fissa me, ma oltre! “Sei arrivato!"

“Liberami, Messaggero Divino, liberami!" Papà alza le mani al cielo come se pregasse. “Guardiano Celeste, guida la mia caduta!” Si getta dalla torre!

Sorreggo il corpo spezzato di Papà. Sanguina copiosamente, ma sostiene il mio sguardo. I suoi demoni non lo tormentano più. "Dee... era... saggio..." Esala il suo ultimo respiro.





Quinto gruppo (segreto) di ricordi – DIVINITA’


La notizia della morte della Regina Elisabetta raggiunge Praga. La Regina Vergine, in base alla quale è stato scelto il mio nome, se n’è andata, un mese dopo il mio matrimonio.

Ricordo 17 – TRIBUTO
Il bussare alla porta disturba i miei pensieri. Sollevo la testa dalla pagina bianca sulla mia scrivania e ripongo la penna. "Avanti."

Johannes, mio marito, entra nello studio. Un ciuffo di capelli corvini sfiora il suo viso quando abbassa la testa. Straordinariamente formale da parte sua!

Si scusa per avermi disturbato mentre lavoravo. Mi acciglio, fingendo di essere infastidita, ma non riesco a sopprimere un leggero sorriso. Sembra che oggi non sarò in grado di scrivere.

Il viso di Johannes si illumina. Il suo pollice accarezza distrattamente il manico d’avorio del suo bastone. “E’ arrivato un pacco. E' indirizzato a Lady Beth."

"Lady Beth?" Solo Zio John mi chiama così! Non ho notizie di lui da anni. Corro fuori dalla stanza e mi precipito giù per le scale, come facevo quando ero piccola.

Ignorando la lettera che accompagna il pacco, rimuovo velocemente gli strati di tessuto che ricoprono quello che ritengo essere un dipinto incorniciato.

Il quadro rappresenta la Regina Vergine e due gentildonne in attesa dietro di lei, in piedi di fronte a tre dee. “Che pensiero carino da parte di Zio John!"

Ricordo 18 – TRE DEE
Io e Johannes fissiamo il quadro incantati. "Magnifico!" Poi i miei occhi si fissano sui versi incisi sulla cornice.

Johannes contempla ogni più piccolo dettaglio, ogni più piccola pennellata, ogni più piccola sfumatura. Mastro Johannes Leo: Marito, Giurista e Conoscitore.

“Vedi cosa c’è a terra?” Johannes punta il dito prima ad uno scettro dorato, poi ad una faretra di frecce ed infine a delle rose cadute.

"Giunone, Minerva e Venere!" Johannes scuote la testa, ridendo sommessamente. Non si aspettava che io rispondessi. Ormai dovrebbe saperlo bene.

"O Era, Atena e Afrodite." Il naso di Johannes è ad un palmo di distanza dal dipinto. “Le tre dee la cui bellezza Paride dovette giudicare!"

Ricordo bene la storia, avendola letta moltissime volte. “Questo quadro è un’allegoria," dice mio marito. Sospetto che ci sia dell’altro, ma non lo contraddico.

C’è qualcosa di familiare nel dipinto. E' questo? Sì! La sfera d’oro! Identica a quella che trovai nella stanza di Zio John quando ero bambina!

Ricordo 19 - REGINA DELLE FATE
Siedo nel mio studio, da sola, osservando il dipinto che Zio John mi ha inviato. Mi tremano le mani mentre le mie dita sfiorano il bordo del sigillo di cera che chiude la pergamena.

Rompo con cura il sigillo e srotolo la pergamena. Riconosco immediatamente la calligrafia di Zio John.

"Lady Beth," comincia. Sorrido perché sono ancora affezionata al modo privato con cui Zio John era solito chiamarmi. “La più bella e nobile delle poetesse...“

“Per favore accetta questo umile dono, da parte del tuo non così umile amico e mentore." Zio John è molto più di questo! E’ la mia famiglia; un secondo padre per me.

“Spero che lo troverai un dono consono per il tuo matrimonio." Rido sommessamente. Non mi aspettavo di ricevere un regalo così bello.

“Se osservi la composizione, riconoscerai sicuramente il ninnolo che tempo fa hai scoperto nella mia camera." La sfera d’oro! Lo sapevo!

“Potresti pensare che questo dipinto sia un enigma, un’allegoria, la fantasia di un artista. Non è così. L’oggetto nella mano della Regina delle Fate è reale. Ed è reale anche il suo potere. E lo sono anche le dee.“

FLUSSO DEI DATI TERMINATI








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